Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 46/47 - nov./dic. 1993

J}!L BIANCO ~ILROSSO ATTUALITÀ Cristiano-Sociali: il precedentdeiverso(1939-1948) di Ilaria Macconi p resso un collegio di suore in Roma, via Arco dei Ginnasi, il 27-28 marzo 1943 si tenne una riunione clandestina di un piccolo gruppo di cattolici antifascisti che approvò il programma del Movimento cristiano-sociale. Il movimento era stato promosso da Gerardo Bruni, ex militante nel Partito Popolare e poi collaboratore con l'attività clandestina di Giustizia e libertà, che lavorava nella Biblioteca Vaticana insieme con Igino Giordani ed Alcide De Gasperi. Il movimento avrebbe vissuto in primo piano - dalla fine degli anni Trenta e per tutti gli anni Quaranta - la lotta contro il fascismo e per la costruzione di uno stato veramente democratico. Intorno a Gerardo Bruni, Silvestra Tea Tesini, Anna Maria Enriques Agnoletti e Lorenzo Lapponi - i fondatori e il primo gruppo dirigente del movimento - si raccolsero intellettuali, professionisti, studenti, ex appartenenti al Partito Popolare e giovani provenienti dal!' associazionismo cattolico. Il movimento era nato dalla constatazione della necessità di un impegno dei cattolici in campo sociale (e in prospettiva, politico) per il perseguimento di un «nuovo umanesimo» che fosse al tempo .stesso antiliberale, antifascista e anticomunista, e che si fondasse, quindi, non sul primato dell'economia o della politica - cioè del «gruppo» - ma su quello della persona nella sua complessa realtà umana e sociale, interessando - secondo l'indicazione del magistero pacelliano - ogni aspetto della vita dell'uomo. Un impegno, questo, il cui fine ultimo era certamente di ordine spirituale, che doveva però «incarnarsi» in un preciso programma economico e sociale. In quest'ottica s'inquadrava l'iniziativa della Biblioteca di studi ·Cristiano-Sociali - il cui primo volantino programmatico era stato diffuso fin dal 1939 51 - che perseguiva l'obiettivo di mettere in comunicazione gruppi di intellettuali con la realtà di massa, in modo da renderli coscienti dei reali problemi che affliggevano gli strati popolari. Prendendo poi spunto dal discorso di Pentecoste di Pio XII del 1941, Bruni giungeva ad un ulteriore approfondimento di queste tematiche: riconfermava la sua critica al sistema capitalistico che, se pure aveva accresciuto la ricchezza nazionale complessiva, non aveva però risolto il problema di una sua giusta ripartizione. In alternativa, respingendo il socialismo statalista perché negatore della libertà personale, egli proponeva un nuovo sistema economico-sociale che, pur riaffermando la titolarità del diritto di proprietà, garantisse però una destinazione sociale dei beni. Per la sua critica alla società moderna, la cultura politica del Movimento Cristiano-Sociale si ricollegava perciò alla tradizione cattolica controrivoluzionaria ottocentesca, ma traeva i suoi spunti principali dal pensiero dei rappresentanti della cultura cattolica contemporanea più avanzata - quali Sturzo, Maritain, Berdjaev e Mounier. Prevalente sul legame con il «passato», era la grossa apertura dei Cristiano-Sociali alla cultura moderna, la sincera disponibilità ad instaurare un dialogo con il pensiero marxista, condannando - di conseguenza - la costituzione di fronti anticomunisti. Del comunismo, infatti, si criticava il materialismo storico e la negazione di Dio, come lo statalismo e la conseguente subordinazione della persona allo Stato, ma si riconosceva il ruolo fondamentale da esso svolto nella critica alla civiltà borghese e alla sua organizzazione classista, che ne determinava l'affermazione tra le masse soprattutto operaie. Tradizione e innovazione si intrecciavano anche nel!' analisi

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