{J!LBIANCO "-'l,,ILROSSO ATTUALITÀ un vecchio tabù per alcuni ancora irrisolto: lo scontro sulla scala mobile che ha diviso il mondo del lavoro (a distanza di dieci anni i sindacati riflettono però su un nuovo patto di unità organica) ma soprattutto posto fine alla pratiéa consociativa che ha retto la politica italiana del secondo dopoguerra. Bianchi, più avanti e in modo netto, con un richiamo allo spirito di organizzazione, aggiunge: «Sarebbe davvero curioso che gli adisti si affannassero a ricercare nuovi compagni di viaggio per annacquare il proprio essere Cristiano-Sociali». Le Acli sono «geneticamente inscritte nel cristianesimo sociale e solo parzialmente ascrivibili al filone laburista». Ancora: «Tanti auguri allora ai compagni di viaggio del laburismo italiano e un consiglio: non si affannino troppo ad imbarcare troppe macerie del craxismo». Infine: «Gli adisti non si sottraggono nè all'impegno che comporta la prossima tornata di elezioni e neppure ai lavori del cantiere di un partitismo che deve cambiare ben più della pelle». Conclude Bianchi: «Nella convinzione che chi con troppa foga intona il de profundis dei partiti si appresta anche ad accompagnare al camposanto le nostre libertà». Basterà tener presenti anche le tante macerie di certa Dc. Più riflessivo il contributo proposto da Domenico Rosati (Avvenire 13/10/93) in un articolo assurdamente intitolato «Vecchi scenari di uno scisma continuo». Rosati indica la «seria debolezza 50 propositiva dell'area sociale cattolica e per essa dei movimenti di massa che la compongono, spesso portati a coltivare scenari di schieramento e di sbocco partitico anziché qualificarsi su piattaforme autonome di confronto e dialogo». Rosati propone un quesito: «Èpiù desiderabile rafforzare il centro affinché resista al richiamo della destra e possibilmente dialoghi con la sinistra, oppure è preferibile irrobustire la sinistra affinché sia in grado di espugnare il centro? I Cristiano-Sociali, è la risposta, scelgono la seconda soluzione e «percorrono, in realtà., strade già battute in passato». Nel prossimo confronto elettorale, spiega Rosati, il vero pericolo è l'affermazione della Lega Nord. Il sistema maggioritario rinvia ad una scelta di alleanze «che non può essere elusa». Si deve lavorare per soluzioni economiche, sociali ed istituzionali che riguardino «l'intero paese e non una sola parte». E cosi Rosati conclude: «Anziché concorrere a radicalizzare i contrasti tra centro e sinistra bisognerebbe allora apprestarsi a. censire le forze per vincere la battaglia della Padania, dove la certezza di un esito monocolore dovrebbe aguzzare l'ingegno di chi ne paventa la valenza oggettivamente separatista. Così cambia il quesito: se sia preferibile consegnare alla Lega la maggior parte dei collegi del Nord o se non convenga cercare i modi più adatti per impedirlo. Quando ci accorgeremo che il confine è da quella parte?».
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