,{)lL BIANCO l.XILROSSO . . . Poloprogressista? Sì. Matrail diree il fare... di Gian Primo Cella orrei dirvi». Così suona uno dei più straordinari incipit della letteratura italiana del nostro secolo. È l'inizio de Il mio Carso di Scipio Slataper. Cosa voleva dirci questo giovanissimo protagonista delle nostre vicende letterarie prima di cadere in guerra sul Podgora alla fine del 1915? Gli sarebbe piaciuto dire di essere «nato in carso, in una casupola col tetto di paglia annerita dalle piove e dal fumo». Ed anche di essere «nato in Croazia, nella grande foresta di roveri». Ed infine di «essere nato nella pianura morava», per correre «come una lepre per i lunghi solchi, levando le cornacchie crocidanti». questo voleva dirci, ma non poteva: «vorrei ingannarvi, ma non mi credereste». Perché, dice Slataper, «capireste subito che sono un povero italiano che cerca d'imbarbarire le sue solitarie preoccupazioni». Questa pagina, non saprei spiegarne bene i motivi, mi è tornata alla mente quando mi è stato chiesto di riflettere su contenuti, discriminanti, strategie di un costituendo polo progressista nel tormentato, e frastornato, sistema politico italiano. Ruberò così il linguaggio allo scrittore triestino, nel mentre ricercava una qualche conferma reale alla propria identità di confine o una correzione alla propria sentita, vissuta, italianità. Vorrei dirvi che il polo (brutta parola, ma 5 non lo chiameremo fronte, d'accordo) si costituisce innanzitutto attraverso la fiducia nelle positive conseguenze politiche e sociali del progresso economico, scientifico, tecnologico. Questo atteggiamento non comporta per necessità una ingenua fede di tipo evolutivo. Identihca piuttosto una riproposizione della correlazione positiva fra sviluppo economico, diritti sociali, democrazia. Vorrei dirvi che il polo, lo schieramento, progressista possono identificarsi con tutto l'arco della sinistra riformista, una sinistra ormai depurata da ogni tendenza massimalista, e da ogni pretesa «egemonica». Dal polo certo rimarranno escluse alcune frange estremiste, ma questo come si sa è inevitabile, fisiologico direbbero alcuni. Vorrei dirvi che il polo non può rappresentare di fatto tutto il mondo del lavoro. Un mondo che, diversificato in superficie quanto si vuole, continua a mantenere alcune importanti omogeneità di fondo. Proprio quelle che vengono rappresentate dal movimento sindacale confederale, il quale come in tutti gli schieramenti più o meno bi-polari sarà portato a sostenere con voti, e risorse, il polo progressista (in tal caso quasi sinonimo di «laburista»). Vorrei dirvi che la transizione italiana sarà breve e che le scelte compiute in occasione delle prossime elezioni politiche (primavera 1994?)
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==