i).!J., BIANCO ~ILROSSO Miii;ilit-1 Cristiano-Sociali: una scommessa perlasperanzacondivisa di Vittorio Sammarco u na forza politica nascente ha bisogno di tempo, produzione culturale, contributi di pensiero e confronti per riuscire a trovare la sua giusta collocazione. Ancor di più in un momento storico tra i più travagliati e incerti che la storia del nostro Paese abbia mai vissuto. Pretendere allora - come fanno alcuni - che questo Movimento dei Cristiano-Sociali abbia già risposte definitive e compiute è pretestuoso. Una idea è chiara, e questo, a mio avviso, è più che sufficiente per partire e lavorare: dare vita ad una formazione politica che non si propone come esaustiva e onnipresente, ma che scelga di organizzare persone e gruppi che condividono un modo di essere e di pensare la politica, per mettere il proprio bagaglio d'esperienze in comune con altri al servizio del Paese. I CristianoSociali non nascono ipso facto perché si condivide la stessa fede; ma muovendo da questa ritengo che sia conseguenziale operare alcune scelte di fondo: la politica intesa come servizio e non come potere; la costruzione del bene comune a partire dalle esigenze dei più deboli, degli esclusi, di chi vive ai margini o rischia di andarci presto; l'idea di governo come sì conciliazione degli opposti (l'arte del possibile), ma con l'occhio (e se si vuole il cuore) rivolto all'impossibile, al futuro, al progetto e alle occasioni per realizzarlo. I Cristiano-Sociali si prefiggono la costruzione dello schieramento progressita proprio perché del progresso hanno un'idea non igenua, ma legata ad una visi'one positiva dell'uomo in quanto chiamato a rendersi partecipe della preparazione della venuta del Regno. È come la parabola del saggio servitore che mette a frutto i talenti: non si ha intenzione di seppellire quel po' che si ha in attesa di tempi migliori (un'idea non cattiva della politica, ma, per così dire, modera42 ta, prudente, circospetta e un po' paurosa); si è invece convinti che siamo chiamati già su questa terra a render visibili i segni di una somiglianza al Creatore che ci vuole coraggiosi e dinamici, intraprendenti e lungimiranti. E, perché no?, anche in politica. A quei cristiani, ma non solo a loro, che condividono questo modo di «stare nel mondo», parlano le idee dei Cristiano-Sociali, i loro propositi e il loro modo di presentarsi. E sono molti quelli che vanno man mano avvicinandosi a questo progetto, ne ascoltano le motivazioni e i programmi. Importante appare a questo punto, considerando il rilevante ruolo che hanno gruppi e associazioni già impegnate nel sociale (e alcune da molti anni), che il Movimento stabilisca con essi un corretto rapporto. Non tacciabile di strumentalizzazione, innanzitutto: gli anni del collateralismo sono definitivamente tramontati, almeno in linea di principio. Se anche il nuovo che nasce con le migliori intenzioni dovesse coinvolgere solo per fini elettorali chi da anni spende gran parte del proprio tempo con bambini, handicappati, anziani, poveri, tossicodipendenti, immigrati, e via dicendo, allora sarebbe davvero difficile ridare credibilità alla politica. Occorre invece che il rapporto tra movimento politico e gruppi di base sia costante e ·strutturato, affrancato da logiche di rappresentatività fondate sui numeri in grado di mettere sul piatto della bilancia: c'è un gruppo di quattro gatti che sta facendo un buon lavoro in un quartiere di periferia? Bene, sia parte integrante del nostro cammino. Anche a partire da un nuovo modo di ragionare sapremo restituire fiducia nella politica a chi la fiducia l'ha consumata alle porte di Tangentopoli. Ma veniamo ai temi delle battaglie politiche. La ricerca del consenso a tutti i costi ha alimentato per decenni un modo insensato e ancora pri-
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