Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 46/47 - nov./dic. 1993

{)!LBIANCO ~ILROSSO t+iiiidlit-1 Cristiano-Sociaplie:rdareforza adunprogressoautentico di Laura Rozza Giuntella artiamo dall'elettorato. P La casalinga brianzola che ha portato i soldi in Svizzera, o il salumiere di Verona o lo studente di Milano che confonde il Leoncavallo con Fort Apache, così come gli orfani delle protezioni sbardelliane nelle borgate romane, hanno già trovato chi esprime e rappresenta i loro bisogni, i loro interessi. La politica per loro è protezione, o consolidamento dei diritti acquisiti. Accanto a loro vivono quelli che in questi anni hanno sostenuto la loro lotta di resistenza al trionfante Craxian-trussardismo, hanno gridato contro le ingiustizie, sono cresciuti in una cultura di pace e di non violenza senza per questo essere filocomunisti, o «utili idioti», quelli che hanno imparato a usare lo spirito di discernimento o il senso critico senza per questo sentirsi plagiati da «Repubblica» o dal Tg3. Quelli che hanno pagato le tasse, brontolando e aspettando il tempo della giustizia fiscale, del riordino della sanità, quelli che pensano che i servizi sociali non siano i resti inutili di una cultura demagogica ma il principio di un rapporto solidale tra il cittadino e lo Stato, che la politica serva a mitigare le pretese di alcuni per fare gli interessi di tutti anche degli esclusi, che la «modernità» di una società si valuta solo sul livello degli ultimi e non dei primi, si ottiene se nessuno paga prezzi troppo alti, e se ci si arriva tutti insieme. E poi ancora quelli che fanno volontariato rigenerando le energie morali di una società che le distrugge a ritmo continuo. E poi ci sono quelli per cui il trattino tra etica e politica non è un semplice segno convenzionale, e l'hanno testimoniato e hanno avuto delle testimonianze supreme. Di questi temi si è dibattuto nonostante tutto in 41 questi anni, queste cose si sono insegnate nelle cento scuole di politica, nei gruppi, nelle associazioni grandi e piccole , nelle rivistine autogestite e autofinanziate. Questo patrimonio di cittadinanza è ancora nascosto, fatica a collegarsi, certamente ha difficoltà a riconoscersi in qualcosa di già definito. E ci interpella. Ci chiede di ricominciare da capo il cammino per la costruzione di una forza politica (polo, alleanza, rete .... ) che tragga il motivo del suo esistere proprio dalla rappresentanza di questo popolo nascosto, il popolo della «sinistra dei valori». In questo ricominciare, ognuno porta quello che ha il patrimonio di storia, di progetti, di programmi per riunificare queste energie all'interno di una più grande sinistra che non potrà non avere una forte ispirazione anche religiosa e che non potrà non riunificare tutte le famiglie autenticamente di sinistra ed espellere da sé neo-conservatori e miglioristi. In questo contesto l'apporto di una componente come quella dei Cristiano-Sociali sarà una occasione guadagnata se vincerà la battaglia teorica sul pluralismo politico dei cattolici, se organizzerà non solo i consensi, ma anche la speranza di quei cattolici (del volontariato, dell'Azione Cattolica, dell'Agesci, del Masci, della Caritas) che comunque già da tempo non votano più Dc. Sarà una occasione per rendere progetto di governo la fitta elaborazione programmatica. Sarà, inoltre, una occasione guadagnata se favorirà l'alleanza che già esiste nel Paese tra la gente comune, l'alleanza ancora non visibile nelle istituzioni, ma fortissima nei posti di lavoro, nelle famiglie italiane: da una parte i democratici, dal!'altra i neo-conservatori. Dare volto istituzionale a questo bipartitismo reale è, secondo me, il compito di chi si accinge a ricostruire il Paese.

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