{)!LBIANCO QiL. ILROSSO iiiki;iiit;i ' ... che, sorretto da tutte le forze che vogliono un cambiamento orientato ai valori della solidarietà sociale. In questo processo, anche per fare definitivamente giustizia della «trappola confessionale» che ha congelato al centro milioni di voti cattolici su esperienze politiche non certo adeguate allo sviluppo della nostra democrazia, si muove l'esperienza politica del movimento dei «Cristiano-Sociali». Un impegno libero, laicamente inteso, che chiama in causa - in primo luogo - la responsabilità dei singoli cristiani, senza rinnegare certo i valori di riferimento che discendono dall'esperienza di fede e senza chiudere «l'ascolto» alle sollecitazioni che i Pastori ritenessero di proporre sui contenuti propri del cammino di fede di ogni cristiano. Non più dunque - ma è ancora il caso di dirlo? - una unità politica come scelta obbligata dei cristiani, ma un impegno da cristiani nello schieramento progressista. L'impegno per la costruzione di uno schieramento progressista, di cui, sono parte essenziale e significativa i Cristiano-Sociali, è già avviato. Ad esso si riferiscono forze tradizionali della sinistra, come il Pds, che dichiarano la loro disponibilità, il gruppo di estrazione socialista che fa capo a Giorgio Benvenuto e settori del movimento ambientalista. Per tutti è però necessario, più le verifiche elettorali si avvicinano e man mano che si definiscono gli obiettivi, ridurre la forbice delle proprie contraddizioni. Così per il Pds che, pur senza pregiudiziali scomuniche di altri segmenti 24 della sinistra, deve saper rendere evidente e credibile la sua attitudine alla responsabilità di governo; così per coloro che fanno riferimento al filone storico del socialismo che non possono più nascondersi che il problema, il Psi sembra ormai essere in un modo sempre più evidente un palese caso di «accanimento terapeutico». Per i Cristiano-Sociali si tratta di proseguire sulla strada della presentazione di un obiettivo politico qualificante a tutte quelle realtà che vedono i cristiani impegnati nella società civile. A questo proposito, personalmente considero con un certo dispiacere il tiepido apporto delle Acli al progetto Cristiano-Sociali. Forse - e non credo di sbagliarmi - il tributo che le Acli devono al card. Ruini per l'avvenuta pacificazione con la gerarchia ecclesiastica, avrà l'amaro risvolto di vedere molti adisti impegnati nell'innaturale sostegno ai propositi neocentristi, dietro il paravento di quello che resta dell'unità politica dei cattolici. C'è, infine, un altro obiettivo per il movimento dei Cristiano-Sociali ed è quello di partecipare alla ricostruzione concreta dell'identità e dell'unità nazionali, dopo lo scempio che di queste è stato fatto dalla logica leghista. Non si tratta di fare appelli, ma piuttosto di costruire dei programmi: per il lavoro e contro la disoccupazione, per una reale equità del fisco, per riproporre gli obiettivi di riequilibrio sociale e territoriale. L'asse portante di tutto ciò non può che rifarsi alla lunga storia del solidarismo cristiano e al più autentico spirito di fraternità in essa contenuto.
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