Dl.LBIANCO ~ILROSSO iii•iiliii rilento per opera di un Commissario liquidatore che per sua natura è intento alla semplice gestione formale e burocratica delle pratiche. Tra l'altro il numero dei progetti approvati nell'ultima fase di vita dell'Agensud e l'entità delle risorse relative sono tali da impegnare per almeno i prossimi tre anni, tutta la capacità di spesa dello Stato. Ciò ha giustamente indotto il Ministro del bilancio a decidere tutte le revoche possibili per i progetti la cui realizzazione non è partita e a riprogrammare le risorse così risparmiate. Ma anche con questa misura il quadro generale non è destinato a cambiare gran che. La seco.nda contraddizione con cui fare i conti riguarda il sostanziale disimpegno del Governo, che la Finanziaria sancisce chiaramente, nelle politiche di sostegno dell'economia reale ed in particolare del sistema produttivo. Un certo modo di praticare la politica del risanamento della finanza pubblica non lascia praticamente spazio a politiche di investimento nella struttura produttiva e nel fattore umano consentendo un loro progressivo impoverimento con prevedibili effetti disastrosi sulla nostra capacità di competizione a livello internazionale specie quando una certa ripresa sarà iniziata. Inutile sottolineare che tutto ciò colpisce particolarmente i tradizionali insediamenti industriali nel Mezzogiorno che, già debilitati dalla ormai consumata sparizione del sistema delle Partecipazioni Statali come soggetto di politica indu6 striale, allontana «sine die» la possibilità di recupero del Sud rispetto al resto del paese, rende sempre più drammatica la situazione della disoccupazione per decine di migliaia di giovani e di adulti meridionali. Lo stesso interessante tentativo del Ministro del Bilancio di coordinare la domanda pubblica ed accelerare la spesa relativa attraverso accordi di programma con le singole regioni non vede finora coinvolta una sola regione meridionale. Quindi per il Mezzogiorno questa finanziaria non promette nulla di buono e non vorremmo che, di fronte a questa latitanza della politica pubblica non si diffondesse l'idea che, nel Sud, per farsi ascoltare sia necessario spingere il conflitto oltre limiti consentiti dall'ordine pubblico. Non basta proclamare che non dovranno più esserci nuove Crotone se non si creano preventivamente le condizioni affinché i conflitti siano regolabili e, almeno in parte, risolvibili. Credo che ormai siamo arrivati al limite di rottura: se non riparte una mole più consistente di investimenti pubblici e non si incomincia ad invertire la tendenza in materia di occupazione lo stesso disegno di risanamento finanziario dello Stato che finora è stato l'asse centrale della politica economica del governo Ciampi verrà inevitabilmente rimesso in discussione. Per questo sono necessarie modifiche non marginali e di facciata altrimenti l'intera situazione del paese è destinata a volgere ulteriormente al peggio.
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