Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

{)!LBIANCO W.ILROSSO • •11 )--sJ i a ;I Laquestionseocialealcentro delrinnovamendtoellapolitica (sintesi delle conclusioni di Pierre Carniti) R icordato che sul piano sociale chi sta in alto tende a conservare lo stato di cose esistente e chi sta in basso tende a mutarlo, occorre indicare le diffuse e crescenti difficoltà nella lotta per l'eguaglianza. Galbraith spiega simili difficoltà rilevando, con la consueta ironia, che «i ricchi sentono più profondamente dei poveri le ingiustizie di cui si considerano vittime e la loro capacità di indignazione non ha limiti. Quando i poveri sentono i loro lamenti si mettono a pensare che i ceti privilegiati soffrano davvero ed accettano la propria sorte con più filosofia». Da come vanno le cose in Italia si dovrebbe però dubitare dell'~fficacia sociale di simili calmanti. In ogni caso chi come noi vuol tenere saldi i valori di persona e di comunità, non può che battersi perché al centro del rinnovamento della politica sia posta la questione della giustizia sociale. Questo è in ogni caso il terreno sul quale, per quanto ci riguarda, saranno verificate le ragioni di incontro o di scontro con le forze politiche. Oltre tutto restiamo convinti che nella difficile transizione che il paese attraversa la coesione nazionale si assicura, più che sventolando il tricolore, dando una risposta concreta e convincente ai problemi di rioganizzazione dello Stato Sociale ed alla questione, oggi cruciale, del lavoro che manca. Questi problemi possono infatti essere affrontati solo con un indispensabile quanto profondo rinnovamento della cultura politica. A incominciare dal dato di fatto che le «compatibilità» non sono soltanto vincoli tecnico finanziari (che ci sono e non possono essere ignorati), ma anche soglie di tollerabilità politico e sociale (che non possono, a loro volta, essere eluse). Per quanto riguarda il lavoro , tutti (compresi quelli che si collocano su posizioni moderate e cGnservatrici) si dicono più o meno d'accordo sul fatto che nella sua dimensione globale la disoccupazoine è una drammatica statistica, nella dimensione personale e familiare si trasforma in tragedia. Le convergenze però, di solito, finiscono qui. Per quanto ci riguarda, noi siamo infatti convinti che il liberismo e la deregulation non sono la medicina, ma la malattia. Che, anzi, non c'è realisticamente soluzione a nessun. problema economico-sociale fuori da una prospettiva di efficienza e solidarietà. Efficienza, perché un sistema inefficiente, fondato sugli sprechi, sugli sperperi, distrugge anziché produrre ricchezza. Solidarietà, perché la concezione liberista che considera un lusso la protezione sociale ed un dovere la tutela della rendita, che considera il darwinismo sociale un prezzo inevitabile da pagare per il cammino verso il progresso, è alla base delle attuali politiche fallimentari ed, alla fine, (come le grandi nubi che preannunciano l'uragano) anche dei rischi che minacciano la stessa democrazia. In politica però non basta aver ragione. Occorre anche la forza per far53 la valere. Nasce da qui, oltre che dalla scelta di aprire la strada alla democrazia dell'aternanza, l'impegno dei Cristiano Sociali a realizzare con altre forze il polo progressista. Per potere corrispondere a questa ambizione non possiamo e non intendiamo però essere una semplice sigla che si aggrega alle altre. Abbiamo quindi bisogno di una reale radicamento popolare. Perché questo si realizzi, la prima condizione è che chi ha aderito alla Convezione nazionale costituente, non si consideri un semplice propagandista o, peggio, un partecipe passivo, ma al contrario un fondatore. In sostanza una persona alla quale è affidata in larga misura l'esito della scomessa che qui facciamo. La Convenzione nazionale non è, dunque, un punto di arrivo. Semmai, di partenza. Vi proponiamo quindi: 1) di promuovere nelle prossime settimane assemblee costituenti regionali per verificare il grado di consenso e di coinvolgimento sul nostro progetto politico; 2) di integrare il comitato promotore nazionale con le rappresentanze delle realtà territoriali, man mano che queste si costituiscono; 3) di incominciare a verificare, tanto in sede locale come a livello nazionale, con le altre forze politiche organizzate a cominciare, dalla migliore tradizione del socialismo riformatore, dell'ambientalismo non fondamentalista, di quanto si è aggregalo in Alleanza Democratica ed in generale nella cultura democratica, la disponibilità alla costruzione assieme di un polo progressista.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==