DlL BIANCO ~ILROSSO Associazionismeovolontariato: unnuovoinizioinpolitica p ermettetemi di collocare questo mio breve intervento all'interno del!'esperienza di chi viene dal mondo del!'associazionismo e del volontariato, ed in questa realtà ha vissuto una vita intera. Credo infatti, anche senza pretendere di rappresentare nessuno, neanche il mio stesso Movimento, di poter interpretare i sentimenti di tanti uomini e donne che hanno vissuto la stessa esperienza. Siamo cresciuti nella consapevolezza dell'importanza primaria della politica come strumento fondamentale per rispondere ai grandi interrogativi della convivenza tra gli uomini. Malgrado questa convinzione la distanza tra il mondo delle associazioni, del volontariato, soprattutto quello non istituzionalizzato, ed il mondo della politica, lasciatemela definire «istituzionale», è divenuta sempre più ampia. Questo non perché, secondo una cultura perbenista, ritenessimo la politica una «cosa sporca», intuivamo che fenomeni di malcostume e di corruzione erano presenti all'interno del mondo politico anche se non avevamo minimamente la percezione della diffusione e della gravità del fenomeno così come è emersa in questo ultimo anno e soprattutto del fatto che in alcuni partiti l'immoralità fosse divenuta «sistema». Il distacco invece diventava sempre più profondo perché vedevamo il mondo politico (quello dei partiti, quello che ha accesso al momento legislativo, e soprattutto amministrativo, di Riccardo Della Rocca e di governo), lontano ed estraneo, un mondo insensibile e sordo, non più capace di cogliere i segnali e le domande provenienti dal!'esterno, dalla società: come una fortezza isolata nella quale o si entrava da bambini destinati a seguire un iter predestinato o nella quale si veniva cooptati secondo regole e procedure estremamente rigide. Man mano che questa frattura cresceva, il mondo dell'associazionismo e del volontariato si sono sforzati ed impegnati a dare dignità e spessore politico al proprio specifico: al servizio educativo, al servizio nel mondo della sofferenza, dell'emarginazione, del lavoro, della promozione della solidarietà tra i popoli, al servizio della soli48 darietà tra uomo ed ambiente. Un impegno che ha anche dato risultati importanti, ma che non è riuscito ad integrarsi in una progettualità più globale e complessiva. Oggi qualcosa è cambiato Oggi, chi vive nelle associazioni e nelle realtà di volontariato si sente chiamato ad alimentare e a far mutare quelle speranze che l'attuale stagione ha aperto; si sente chiamato alla responsabilità di impedire che vecchie logiche di potere riportino indietro l'orologio della storia. Ci muove innanzitutto la consapevolezza che alimentare e far mutare le speranze si appoggia su una prima condizione irrinunciabile, su quella che è la condizione stessa di ogni democrazia reale: «ricostruire il rapporto di fiducia tra i cittadini ed il mondo della politica». Per far questo è necessario ricostruire dei canali e dei luoghi politici in cui i cittadini sentano parlare il loro linguaggio, sentano espressi i loro bisogni e le loro aspettative, le loro speranze, sentano tutelati i loro diritti. Il fenomeno «Lega» va letto anche con questa ottica: la Lega ha colto questa esigenza ed ha risposto parlando il linguaggio volgare, fazioso ed aggressivo di una certa sottocultura, ha risposto raccogliendo la domanda di egoismo, di individualismo, di localismo presente in alcuni strati sociali, ha risposto dichiarando di tutelare i presunti diritti di categorie protette e privilegiate. È necessario su un altro versante sa-
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