Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

i).!J, BIANCO ~ILROSSO 1111 ;.i§t I a ; 1 Nonunpartitonuovo, I maunimpegnonuovo s ono tra coloro che nella prima militanza - nel mio caso sufficientemente lunga - non hanno mai ritenuto di assumere un impegno politico diretto ed esplicito. Molti altri militanti nel sindacato e nel sociale si sono mi sembra comportati nello stesso modo, e ciò probabilmente per due ordini di motivi: 1) Innanzitutto perché l'impegno sindacale o sociale era da noi considerato già «politico», nel senso più ampio dei termine. In certi momenti alti di cambiamento abbiamo addirittura ritenuto che il sindacato fosse l'attore principale della trasformazione politica. Non ci sentivamo limitati dal mancato impegno politico in quanto ci trovavamo dalla parte di chi influisce positivamente sulla politica e nel modo migliore, a partire dalla società e dalla gente. 2) In secondo luogo la nostra distanza dalla politica esplicita nasceva dalla nostra esplicita distanza dalla politica così come si configurava nel paese e nei partiti esistenti. Non per niente 20 anni fa già cercavamo con la Lega, la Lega democratica, di rispondere a questo problema, dividendoci poi tra chi pensava ed operò per la rifondazione della Dc e chi pensava ad un nuovo soggetto politico, sino all'ipotesi di un nuovo partito. Questi due aspetti postulano ed esigono oggi un radicale mutamento: - sul primo versante, il sindacato continua a mantenere un ruolo democratico e sociale importante, ma è evidente a tutti che non riveste e non può di Sandro Antoniazzi rivestire in questa fase il ruolo propulsore di un cambiamento generale. La crisi è troppo profonda e complessa; il sindacato ne è da una parte fortemente colpito, dall'altra molte dimensioni internazionali, istituzionali, culturali, etiche gli sfuggono o non sono alla sua portata. Assistiamo dunque ad una vera e propria inversione: se ieri il sindacato ha potuto costituire un motore del cambiamento generale, oggi al contrario è solo dal delinearsi di una prospettiva generale nuova: etica, politica, culturale, che anche il sindacato può recuperare pienamente il suo ruolo. Da qui dunque per noi la necessità della politica. - Sul secondo versante la gravità della situazione politica italiana e l'urgenza di scelte istituzionali e strutturali adegµate hanno portato a chiarire e superare i vecchi termini di confronto. La scelta di questa formazione che si costituisce è chiara. Essa è per un sisterna bipolare ed all'interno di questa prospettiva opta per l'area riformatrice o progressista. Condivido totalmente questa scelta, perché è nello stesso tempo definita nell'essenziale eppure aperta nei suoi sviluppi. Non ci porta a fare un partito, ma a realizzare una formazione politica che operi con altri per costruire questa prospettiva (dà a noi dunque identità, ma anche non ci chiude, dandoci un compito in mezzo agli altri e con gli altri). È finalmente una prospettiva politica che sentiamo nostra, che si attaglia alla nostra storia ed a quello che siamo. Possiamo dunque sciogliere le no43 stre riserve, superare i dubbi di una volta, dichiarare acquisite le condizioni per un nostro impegno collettivo in politica. Per me è come se una grande forza, grande per la sua tradizione, per il suo legame sociale, per la sua presente validità, per la sua ricchezza etica, per la sua apertura culturale , fosse rimasta finora da parte, in attesa, di riserva ed ora cogliesse che è giunto il momento storico per un suo coinvolgimento. Una forza finora sottorappresentata o non rappresentata, una carta non ancora giocata, una risorsa non ancora utilizzata, oggi si affaccia e decide di spendersi in questa fase di grande travaglio dove si chiude un intero ciclo politico ed è ancora incerto se di fronte a noi si apre un periodo di ulteriore disgregazione, o di sintesi conservatrici, o di orizzonti inediti, problematici ma anche carichi di speranza. Grande è la sfida che ci sta di fronte. Non c'è solo la questione morale, che ha affrettato la fine del sistema, ma anche una situazione politica bloccata per troppo tempo, un profondo disorientamento ideologico-ideale, una crisi economico-sociale che ha radicalmente mutato tutti i termini della questione sociale. Anche i patrimoni etici e culturali migliori non sono in grado di far fronte all'imponenza dei nuovi problemi. Non è solo il comunismo ad entrare in crisi, più ampiamente ci troviamo in una condizione di inadeguatezza culturale profonda, di mancanza di riferimenti fondamentali per comprendere

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