Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

' {)!L BIANCO "-'L. IL ROSSO IIIl~i§J•H;J Eil momentodi costruire ilpoloprogressista p ur proponendomi di limitare al massimo l'intervento, non posso esimermi dal considerare un interrogativo che qualche amico mi ha rivolto, anche stamane, e che trovo più che legittimo. Vale a dire, che cosa ci faccia nel comitato promotore dei Cristiano Sociali uno che, come me, è stato per due legislature deputato della Sinistra indipendente, si è impegnato - fortemente credendovi - nel progetto politico della costituente del Pds ed è uno degli «esterni», ovviamente rispetto alla tradizione del Pci, entrato nella direzione nazionale del Pds, di cui fa tuttora parte (anche se spero di non venire confuso con l'omonimo - anch'egli modenese - Luciano Guerzoni, senatore del Pds, già segretario regionale del Pci dell'Emilia Romagna e già presidente della giunta della stessa regione). Più in generale, dato che il problema riguarda anche altri e·più autorevoli promotori di questa nostra iniziativa politica: che senso ha la presenza, nella costituente dei Cristiano Sociali, di chi ha tuttora altre appartenenze partitiche? Non credo possa bastare una risposta soltanto formale, del tipo: i Cristiano Sociali non costituiscono un partilo e dunque, come sta scritto anche nel manifesto politico, l'impegno nel movimento non pone, in questa fase, problemi d'incompatibilità con eventuali appartenenze partitiche. Al di là di questo, credo che la risposta coinvolga piuttosto un dato politico, che ha a che fare con la nascila stessa dell'iniziativa dei Cristiano Sociali. di Luciano Guerzoni Le strade smarrite del rinnovamento della sinistra Intendo dire che non solo io, ma - molto verosimilmente - noi tutti non saremmo qui, oggi, se il progetto della costruzione di un grande partito democratico della sinistra si fosse dispiegato con la tempestività, l'apertura, il coraggio politico e il respiro culturale necessari, anziché arenarsi - come di fatto è avvenuto - nelle angustie ideologiche e pratiche, nei contrasti di potere e nelle pesantezze burocratiche ereditate dal vecchio Pci. Il riferimento, ovviamente, è all'iniziale progetto di dare vita a un partito-laboratorio, protagonista di un processo di autentica riforma della politica, in cui potessero riconoscersi, secondo forme e pratiche realmente pluraliste e attorno ad un comune e forte programma per il governo del paese, le forze, le tradizioni e le culture diverse del progressismo italiano. Ancora: non saremmo qui, oggi - penso - se le ragioni, le sensibilità, le battaglie politiche dei non pochissimi credenti coinvolti nella fase costituente del Pds vi avessero trovato adeguati spazi di ascolto, di visibilità, di agibilità politica. Ma così non è stato, nonostante il tanto parlare, a suo tempo, di «contaminazione» tra tradizioni e culture diverse. Parimenti, credo che non saremmo qui a costituire un nuovo soggetto politico, se - per quanto prevalentemente concerne l'area cattolica - l'esperimento della Rete non avesse imboccato fin dall'inizio la strada del minoritarismo, o se - per altro verso - 38 l'ipotesi di Alleanza Democratica, ben prima dell'abbandono di Segni, non avesse rapidamente smarrito l'iniziale intuizione di dar vita ad una vasta e articolata aggregazione di soggetti politici autonomi e diversi, anziché incagliarsi nelle tentazioni di costituire un terzo polo, assumendo ben presto, di fatto, le forme e le pratiche di un quasi-partilo. È dunque un fatto che - nonostante l'innegabile importanza del processo di auto-riforma avvialo dal Pds e delle esprienze realizzate con la Rete e con Ad - le diverse ipotesi o strade per il rinnovamento della sinistra, variamente tentate negli ultimi anni, sono andate in parie smarrile. Esse, pur avendo dato vita a forze e a potenzialità irrinunciabili per l'obiettivo, fattosi ancor più determinante e prioritario, della democrazia dell'alternanza e della costruzione dello schieramento progressista, lasciano tuttora irrisolto il problema della configurazione di una sinistra che - per capacità progettuaJ-e, per omogeneità di intenti e per ampiezza di consensi - sia all'altezza delle inedite sfide della nuova fase storica che si è aperta in Italia e nel mondo. È in questa situazione di fatto, e in funzione del medesimo obiettivo, che si colloca - a mio parere - la nostra attuale iniziativa politica. I Cristiano Sociali: unaprdspettiva e una metodologia nuove per la costruzione dello schieramento progressista Decidendo di dar vita alla formazione politica dei Cristiano Sociali noi

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