{) !J, BIANCO "-'L, ILROSSO •!H@Ku;ffflld di loro alternativi, si riduca a due soggetti: la Lega ed il Pds. Per evitare questo pericolo, un bel pezzo di Democrazia Cristiana, con un po' di socialisti, di repubblicani, di liberali e socialdemocratici superstiti, e con l'aggiunta del figliol prodigo Segni e di Pannella, occupatissimo ad entrare ed uscire dalla clandestinità, stanno dando vita, con un certo spreco di parole e di tempo, al tentativo di organizzare elettoralmente un'area di centro moderato. Si deve riconoscere che diffuse resistenze al cambiamento e l'adozione di una improvvida legge elettorale rendono non implausibile un simile disegno. Non è quindi escluso che tanto fervore possa portare a qualche approdo organizzativo. Sembra invece piuttosto improbabile che esso possa portare politicamente da qualche parte. Perché l'unico risultato che può conseguire è di prolungare (non senza rischi) il tramonto boreale al quale stiamo assistendo. Dove il sole non muore e non nasce. Il vecchio sistema politico non vuole scomparire ed il nuovo non riesce a nascere. Ci sono diverse ragioni che inducono a giudicare la proposta «neocentrista» più come un soprassalto di nostalgia, piuttosto che come progetto capace di rispondere ai problemi del nostro tempo-. Intanto, perché bisogna dire che Tangentopoli non è soltanto una storia di «ladri comuni». Non è solo l'emersione dell'avidità, della disonestà di politici, imprenditori, funzionari pubblici, che la magistratura è, naturalmente chiamata a perseguire e (si spera) a giudicare, ma è soprattutto la prova del fallimento del vecchio sistema politico-istituzionale. Infatti un sistema politico con scarso od inconsistente ricambio è, per sua natura, più immorale di quelli 3 nei quali i meccanismi elettorali ed istituzionali inducono l'alternanza tra schieramenti diversi. L'inamovibilità produce impunità e questa, a sua volta, illegalità. Fuori dai polveroni sollevati solamente per confondere, la conseguenza da trar- _re è che l'invocata «risposta politica» ai problemi di Tangentopoli non dovrebbe avere nulla a che fare con le ricorrenti tentazioni di «un colpo di spugna», ma dovrebbe consistere, al contrario, nel creare le condizioni per il passaggio alla democrazia dell'alternanza, visto che coalizioni e consociativismo hanno prodotto il disastro che è sotto gli occhi di tutti. Una seconda ragione va tenuta presente. Malgrado siamo stati governati per mezzo secolo da coalizioni nelle quali il maggior partito si autodefiniva di centro, un vero Centro moderato, nel significato politico del termine, in Italia non è mai sostanzialmente esistito. La Dc, perno degli equilibri di governo, non è mai stata un partito puramente conservatore, sia per gli impegni programmatici assunti che per l'assenza di una condizione fondamentale. Un polo conservatore infatti presuppone sempre l'esistenza di un polo progressista legittimato ad alternarsi al governo. Così non è mai stato in Italia. Fino a tre anni fa il mondo è stato diviso in blocchi. A partire dall'immediato dopoguerra e soprattutto con le elezioni del 1948, l'Italia scelse il blocco occidentale. Ma l'Italia è stata per decenni anche il paese con il più grande e più forte partito comunista d'occidente e la maggioranza degli ita)iani non ha mai potuto prendere in considerazione la possibilità di una alternativa. Perché una alternativa a guida comunista è sempre stata considerata (non immotivatamente) un'alternativa di sistema, più che di politica, e dun-
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