{)!LBIANCO ~ILROSSO iiikiil•li Segni svolta, noiproviamoaproseguire di StefanoCeccanti era uno scenario su cui si poteva scom- c I mettere dopo i referendum del 18 Aprile: da una parte la Lega, capace di evolvere in «polo moderato moderato» abbandonando i caratteri più estremistici e regressivi, dall'altra le energie migliori del movimento referendario capace di tramutarsi nel polo progressista. Ma quella scommessa non ha retto per vari fattori: da una certa tenuta dei partiti tradizionali fino al collocarsi sempre più marcato della Lega in una prospettiva quasi «anti-sistema», con proclamazioni sempre più deliranti. Questo non poteva non incidere sugli attori più rilevanti. Così Mario Segni ha cambiato strategia, puntando ad isolare la Lega attraverso il possibile recupero del voto moderato. Segni mira ora a creare trasparentemente un polo moderno di destra-centro, di laici e di cattolici, alla Giscard o alla Kohl. Non mi sembra che abbia molto senso protestare contro Segni perché, essendo cambiate le condizioni materiali, ha cambiato strategia. È un dato di fatto, con le sue ragioni obiettive. Nel momento stesso in cui Segni compie quella scelta chi ha una diversa biografia politica rispetto alla sua, chi non proviene da un'area moderata deve porsi il problema simmetrico: quello di costruire un polo competitivo di sinistra-centro, in grado di confrontarsi seriamente da posizioni alternative con quello di Segni. È questo il compito di quelle forze che dai Cristiano Sociali ad Alleanza Democratica ai settori più aperti del Pds non si rassegnano a coltivare posizioni pregiudizialmente minoritarie. Per quanto ci riguarda, come possibile componente cattolica del polo riformatore, dobbia25 mo ripensare a come attualizzare in Italia il programma politico che profeticamente Emmanuel Mounier indicava nel suo ultimo scritto prima della morte nel 1950, «Fidelité» e che la rivista cattolico-democratica «Esprit» pubblicò come editoriale nel Febbraio di quell'anno: «Tre esperienze sono state fatte dal 1944 che hanno sgomberato il terreno dagli errori che non devono essere più commessi su questa cerniera delle due Francie. È stato dimostrato che ogni laburismo che volesse rifare il socialismo a livello di cenacoli, senza la zavorra e la forza del proletariato, è votato alla palude. È stato dimostrato che ogni assembramento di eretici e di dimissionari di sinistra, senza una robusta dottrina e senza una base popolare, conduce all'impotenza. È stato dimostrato infine che tutte le formazioni che per la loro debolezza ideologica, il loro mimetismo alle tesi comuniste e la loro assenza di autonomia non appariranno che come strumenti del partito comunista, sono incapaci oggi -anche di allargarne l'azione: scacco di parecchi gruppuscoli paracomunisti. È sulla base di queste tre lezioni che dobbiamo ripensare integralmente al problema della sinistra non comunista. Le condizioni negative sono chiare: non anticomunismo sistematico, non laburismo eclettico, non criptocomunismo .... Noi vi contribuiremo con la rivista nel modo più largo possibile, e il nostro augurio sarebbe che vi potessimo un giorno collaborare con un comunismo uscito da un vicolo cieco ... L'avvenire ce lo dirà». Questo deve essere il nostro programma di oggi, anche se gli enormi ostacoli che ci sono davanti non lo rendono facilmente attualizzabile.
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