Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

{)!LBIANCO ~ILROSSO Miiii•Aii Dopol'illusionue:naddioeunaugurio (LetterapertaMarioSegni) di Giorgio Tonini Trento, 3 ottobre 1993 On. Mario Segni Popolari per la Riforma e aro Mario, ho letto i resoconti del tuo intervento di ieri a Caltagirone, che ricalca sostanzialmente quanto ci avevi anticipato, venerdi scorso, nella riunione dei responsabili regionali del movimento. Come ho già avuto modo di dirti in quella occasione, mi ritrovo sostanzialmente nella tua analisi circa la necessità di imprimere una coraggiosa correzione alla rotta seguita sin qui dai Popolari. È lo scenario politico, del resto, che è cambiato: il varo in Parlamento di una legge elettorale che tradisce, almeno in parte, le speranze referendarie, insieme alle resistenze manifestatesi in seno al Pds a scegliere in modo inequivoco la via di un riformismo moderno, sono ragioni più che sufficienti a giustificare una revisione della collocazione politica del movimento. Dobbiamo ammettere, caro Mario, che la prognosi da noi formulata il l O ottobre di un anno fa, circa l'evoluzione del sistema politico italiano, si è rivelata superficiale. In caso di vittoria dei referendum, dicevamo allora, tutti i vecchi partiti entreranno in una crisi irreversibile e si porrà la necessità di opporre, alla proposta della Lega, una grande alleanza politica e programmatica tra cattolici democratici, laici riformisti, ambientalisti e sinistra democratica. Questa grande speranza non si è realizzata. Da un lato, la Lega, pur generosamente premiata dall'elettorato, non è riuscita a proporsi credibilmente come polo moderato di governo: nonostante i suoi sforzi, essa resta un movimento di 23 protesta dai persistenti caratteri eversivi. Sulf altro lato, l'Alleanza non è riuscita a decollare, stretta come è rimasta tra le macerie dei vecchi partiti, fiaccati ma non annientati dal movimento referendario e dalle inchieste giudiziarie degli ultimi mesi. In questa condizione, i Popolari per la Riforma avrebbero finito col subire un letale processo di logoramento, sempre più identificati con un progetto politico ormai smentito dai fatti. Non rinnegare le buone ragioni che hanno sostenuto la nascita del nostro movimento, significava quindi necessariamente, con un atto di onestà ed umiltà, fare un passo indietro, raccogliere le idee e le forze, e lanciare una proposta nuova: questo non è trasformismo, ma intelligente adattamento della tattica ad una strategia di fondo - quella di costruire in Italia la democrazia dell'alternanza - che non si vuole affatto rinnegare. Fare un passo indietro significa oggi prendere atto che le condizioni istituzionali e politiche della democrazia dell'alternanza, in Italia non ci sono ancora, nonostante le vittorie riportate dal movimento referedario. Sul versante istituzionale, se a livello comunale, grazie alla legge elettorale maggioritaria e all'elezione diretta del sindaco, la situazione può dirsi più che soddisfacente, a livello regionale siamo ancora ai primi vagiti di riforma, mentre a livello nazionale la legge elettorale domanda di essere corretta ed integrata da meccanismi istituzionali che consentano la polarizzazione del sistema politico e la legittimazione diretta dell'esecutivo. Ma è sul versante politico che si registrano i ritardi maggiori. Nei fatti, nessuno dei due poli nei quali si articolerà sperabilmente il nostro sistema politico può dirsi al momento realizzato. Non quello moderato, o di centro-destra, che ve-

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