Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

D!.L BIANCO a-L, ILROSSO t+iiki+iiiii ne e vanno bene gli insegnanti di ruolo o precari, i macchinisti dei treni e i lavoratori in mobilità, etc. È la cultura del garantismo che viene posta alla base e ciò è contrario, per definizione stessa, alla logica contrattuale che di per sè è dinamica. Sul piano politico non si spende una iniziativa contro le lobby che affossano la minimun tax la quale ha dimostrato quale peso ha avuto nel boom delle entrate fiscali dei primi 6 mesi del '93. E ancora perché non lavorare in Cgil Cisl Uil per rafforzare l'impegno attorno alle manifestazioni per il pubblico impiego, per i pensionati, per l'occupazione. Io non sono convinto che vi sia una alternativa seria al sindacalismo confederale, e quello che si è manifestato ha di fatto connotati o corporativi o ideologici, attenti ad altri equilibri. Bisogna ripartire dal 3 luglio, per concretizzarlo, per svilupparlo per estendere democrazia e rappresentanza, in primo luogo eleggendo le Rsu, attuando il sistema contrattuale (vedi accordo dei poligrafici, del gruppo Merloni, etc.) ridisegnare il Welfare e ciò non potrà che contribuire ad accrescere partecipazione e democrazia, per corroborare la scelta di un sindacalismo unitario e confederale. La questione del lavoro è oggi centrale e prioritaria rispetto ad altri contenuti e ciò significa priorità e coerenze per indirizzare le risorse in quella direzione. Sono convinto che nella manifestazione ci fosse anche disagio, rabbia, militanza e passione, ma una situazione come l'attuale non si semplifica ne si liquida con l'idea del tradimento o cercando solo aggregazione per similitudine. 22 Credo che quanti hanno promosso l'iniziativa è bene che ritornino a riflettere e vedere bene dove stanno andando. La storia di questi ultimi 1 O anni è ricca di fuoriuscite alla sinistra del sindacalismo confederale ed ognuna di queste ha riprodotto altre divisioni e polverizzazioni (vedi Flmu, Cobas, Gilda, Comu, Sanga, etcc.). Nessuna di queste esperienze ha fatto crescere attorno a se nuova coscienza, ma ha solo riciclato militanza, disperso energie. Come spiegare, tanto per fare un esempio, uno sciopero distinto, nel giro di 1 O gg. fra confederali e Comu nelle ferrovie? Non so se c'è ancora voglia di pensare e confrontarsi, ma non credo che sia possibile sfuggire dalla assunzione di responsabilità che ci mettano in condizioni di portare il lavoro dipendente nel governo del cambiamento, con gli strumenti propri, di un sindacalismo confederale con tutti i suoi limiti. Occorre pensare ormai alla fase adulta del sindacalismo italiano che parte da condizioni storiche e sociali conquistate con lotte significative, ma che hanno lasciato ancora fuori dalla gestione del cambiamento, nei luoghi di lavoro e nella società, un potenziale enorme come sono appunto i lavoratori dipendenti. Non servono a ciò esasperati e inconcludenti contrapposizioni nè fra i lavoratori e fra questi ed il sindacalismo confederale. In questa direzione si muove già Scalfari, la Lega e quanti, nel nome dell'opinione pubblica e della rivolta fiscale sono più attenti a indebolire solidarietà e confederalità piuttosto che le microconflittualità e lo specifico sia esso ideologico che corporativo.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==