Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 45 - ottobre 1993

{)!.LBIANCO ~ILROSSO iiiiiiliii Catanzaro del processo per la strage di Piazza Fontana e lo strangolamento in carcere di Ermanno Buzzi e Carmine Palladino, delitti propiziati in specifici uffici del Ministero di Grazia e Giustizia). Questo complesso di organismi ha dato attuazione al progetto politico che era dietro le stragi e ne ha tutelato poi gli esecutori per venticinque anni. Le risultanze di recenti indagini mostrano inoltre che anche la mafia e settori della massoneria erano parte del sistema. Ora la realtà internazionale è profondamente mutata, ma i frutti avvelenati di quella stagione pesano più che mai sulla realtà italiana. Le stesse bombe del!'estate scorsa e le minacce della fantomatica Falange Armata sono con ogni probabilità messaggi di coloro che hanno avuto una parte negli eventi degli anni settanta, che si avviavano verso una serena e agiata vecchiaia, e ora si sentono minacciati dalle indagini del giudice Cordova, da quelle dei magistrati che hanno riaperto le istruttorie sulle stragi, dalle rivelazioni dei pentiti di mafia, i quali mostrano di conoscere un ventaglio di fatti ben più ampio dei delitti di Cosa Nostra. Ogni riforma dei servizi segreti non può dunque essere disgiunta da una profonda opera di chiarimento di tutti i buchi neri dell'ultimo trentennio. Ben venga, dunque, l'iniziativa del ministro Fabbri di allontanare dal Sismi alcune decine di ufficiali e agenti, ma se l'azione si limitasse al pensionamento anticipato di trecento persone sarebbe una pura operazione di facciata. L'Italia non può avviarsi ad una nuova fase della sua storia politica se non elimina i molti scheletri che sono gelosamente custoditi ·negli armadi del Palazzo. Una seria riforma dei servizi segreti deve dunque procedere parallelamente ad un sostegno tangibile - da parte del potere politico che deve sensibilizzare in tal senso i vertici dei servizi - nei confron.ti di quei magistrati che stanno tentando di chiarire i misteri vecchi e nuovi di trent'anni di vita italiana. Non sembra che, almeno nei confronti dei giudici Casson e Cordova, questo sia avvenuto. E l'epurazione nei servizi deve essere completata da modifiche normative, 12 prima fra tutte un drastico aumento dei poteri di controllo del Comitato Parlamentare, che deve poter verificare anche i bilanci dei servizi segreti, comprese - per grandi linee - le spese riservate. È poi necessario introdurre una norma che preveda la totale pubblicità dei documènti dopo un certo numero di anni, che potrebbe aggirarsi intorno ad un quindicennio. Un limite temporale di queste dimensioni appare un equo compromesso tra le esigenze di riservatezza proprie di un servizio segreto e il diritto della società civile di verificare l'attività di organismi così delicati. Una disposizione di questo tipo costituirebbe inoltre una remora anche contro possibili future «deviazioni». Nessun dirigente del servizio accetterebbe di compiere azioni incostituzionali se sapesse che dopo quindici anni esse divengono di pubblico dominio. Naturalmente, per una efficace riforma è necessario anche un radicale rinnovamento dei quadri. Troppi ufficiali e agenti sono stati formati professionalmente nell'ottica di Yalta ed è difficile riprogrammarli ai nuovi compiti che attendono gli uomini dei servizi in un mondo dove gli alleati di ieri possono divenire gli avversari di domani e dove si può colpire un Paese anche acquistando le sue industrie. Comunque non mancano certo, nei ranghi degli stessi servizi, della Polizia, della Guardia di Finanza o della società civile, giovani qualificati in grado di assolvere i nuovi delicati compiti. Ma la più efficace riforma dei servizi può derivare soltanto da un diverso atteggiamento del potere politico. I dirigenti dei servizi segreti devono avvertire tangibilmente che i vertici istituzionali chiedono loro di tornare a svolgere esclusivamente i compiti d'istituto. Gli ufficiali dei servizi, in particolare di quelli militari, non dovranno più trovarsi nella scomoda posizione di essere chiamati a rispettare un doppio giuramento e una doppia fedeltà: alla Costituzione e ad alleanze militari sovranazionali. Essi devono sapere che in caso di contrasto - al contrario di ciò che è avvenuto in passato - i vertici politici esigono da loro che venga data priorità alla Costituzione della Repubblica.

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