D!LBIANCO ~ILROSSO f.1fl111111 Oltreil2000 (scenar2io005perl'Eurodpeallavoreodelleprofessioni) e Europa? he significa mondializzazione o globalizzazione della società, sviluppo compatibile, «workless society» o società senza lavoro, deindustrializzazione, grande Il comunismo è stato sconfitto ma, a giudicare dalla crisi internazionale e dallo stesso successo di Bill Clinton in America il capitalismo puro non ha vinto. Con quali regimi andranno governate società e problemi del XXIsecolo, col capitalismo puro o selvaggio alla Thatcher e alla Reagan o alla Bush, o con l'economia sociale di mercato, cioè mercato più stato sociale? Come sarà il mercato del lavoro in un secolo, il XXI, il cui inizio, a giudicare anche dalla disoccupazione in aumento in tutta Europa, si annuncia pieno di incertezze? Quali professionalità domineranno il mercato del lavoro e quali saranno perdenti? E infine, che tipo di studi dovranno fare i nostri giovani per governare meglio i cambiamenti che si annunciano numerosi e per certi versi, sconvolgenti? A questi interrogativi si cerca di rispondere nel libro-ricerca «Oltre il 2000» (vi sono riassunti infatti studi condotti nell'arco di tre anni). Mondializzazione significa che ogni giorno attraversano le frontiere I000 miliardi di dollari per transazioni internazionali - sette volte più di dieci anni fà, più delle riserve di tutte le Banche centrali messe insieme e più della produzione che l'azienda Italia fa in un anno - , che nel 2005 la Gedi Nicola Cacace nera! Motors probabilmente farà più auto in Messico che a Detroit e la Fiat più nel Mezzogiorno e all'estero che a Torino e Milano, che già oggi compagnie d'assicurazioni americane trattano le loro pratiche in telelavoro con impiegati irlandesi o indiani, che costano meno. Deindustrializzazione non significa che si consumàno meno auto, elettrodomestici e apparecchi TV, ma più semplicemente che ci vogliono meno ore di prima per farli e che questi prodotti «maturi» si faranno sempre più in paesi dove il costo lavoro è un decimo del nostro, e anche meno. Di più la deindustrializzazione «incoming» e «outgoing» (stranieri nei lavori maturi in casa ed investimenti esteri) come Germania, Giappone e Francia, che in paesi a basso grado di internazionalizzazione come l'Italia. La mondializzazione investe la finanza, l'industria e il mercato del lavoro e dopo la caduta del Muro, sempre più l'Europa, la grande Europa dall'Atlantico agli Urali. Quanto alla piccola Europa, quella a dodici, o a dieci che sarà, essa vive un paradosso, la via politica dell'unificazione monetaria e politica è in salita dopo Maadricht, mentre la via economica è in discesa: crescono gli investimenti nei paesi dell'Est più affidabili - Polonia, Ungheria, ex Cecoslovacchia, Albania ecc., i prodotti ed i semiprodotti si scambiano sempre di più da Est ad Ovest e viceversa ed i disoccupati orientali premono alle frontiere occidentali passando dove e come possono, richiamati anche da vuoti oggettivi in tutti i lavori rifiutati dai locali. D'altra parte se non si trasferisce un 66 po' di lavoro ad Est e a Sud, sarà il lavoro a trasferirsi ancora più massicciamente ad Ovest e a Nord. L'Europa unita voluta nel dopoguerra da Adenauer, De Gasperi e Shumann è stata la più felice intuizione politica del secolo e forse del millennio. Essa è stata concepita allo scopo primario di consentire che un continente, aduso in passato a scatenare un paio di guerre mondiali ogni secolo, potesse vivere in pace. I veri amanti della pace e delle diversità culturali ed etniche del vecchio continente devono battersi perché il processo di costruzione europea non venga fermato dai razzisti e dagli speculatori, a cui ad esempio la moneta unica impedirebbe le attuali scorribande a danno oggi della lira, della peseta e della sterlina, domani del franco o del fiorino. L'attuale atteggiamento di chiusura della Ce verso l'Est è tanto più incomprensibile in un'epoca in cui capitali, merci ed uomini si muovono sempre più liberamente attraverso le frontiere di tutto il mondo: «stiamo uccidendo quello che ad Est resta dell'economia, col rischio di ridurre l'Europa ad una zona del mondo abbastanza grande, con un alto livello di reddito, ma con un assedio esterno continuo e quindi fatalmente spinta verso tentazioni protezionistiche» (R. Prodi). Quanto alla «peste del secolo», la disoccupazione, essa ha parecchie mamme, la prima è la ristrutturazione, o meglio la mancanza di ristrutturazione, che si riassume nella «distruzione creatrice» dell'economista Schumpeter e nella massima che paesi da 20000 dollari di reddito per abitante come
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