ne, secondo me - può essere generato dal ridisegno delle regole elettorali, conversione dei voti popolari in seggi (per parlare chiaro), più - come dice giustamente Rotelli - riforma istituzionale, sul cui ventaglio àlternativo la discussione pubblica intelligente dovrebbe vertere. Per un verso Rotelli afferma che il sistema elettorale variato può essere sia causa sia effetto: è un po' il problema dell'uovo e della gallina. Quindi la domanda che rivolgerei a Rotelli è articolata in due punti. Il primo: se la variazione, il ridisegno delle regole elettorali e - io credo - il ridisegno istituzionale, che è altra cosa, più ampia, è causa-effetto, il problema dell'efficacia del ridisegno e della responsabilità nei confronti del ridisegno deve tener conto del fatto che non si costruisce un insieme di comportamenti con un fiat metodologico e normativo. Le regole, che possiamo ridisegnare, fanno attrito con comportamenti che comunque sono sempre modellati dagli occhiali della mente e del passato. Questo è inevitabile. Noi siamo fatti inevitabilmente così. {)!LBIANCO ~ILROSSO f-1Nll111 Se dovessimo cambiare ogni due giorni, avremmo costi di informazione che ci renderebbero la vita impossibile. Esiste una vischiosità. Se non può essere di causa, ma causa-effetto insieme, da dove partiamo? Questo è un punto che mi interessa. Il secondo punto è la scommessa. Rotelli, infatti, fa una proposta molto articolata di ridisegno istituzionale nell'ultimo capitolo, dove non ci sono «riforme a perdere» (penultimo capitolo), ma c'è appunto la prospettiva presidenziale, che non coincide esattamente col modello nord-americano, né col francese (che prevede - Cossiga l'ha detto - maggiori poteri di controllo e indirizzo di legislazione), e che, però, è coerente con un insieme di contropoteri territoriali e funzionali, tra cui l'amministrazione. La proposta, peraltro, prevede forme di federalismo (mi spiace che non ci sia Miglio, con cui era interessante confrontarsi), riforma dell'ordinamento regionale, ridisegno delle Regioni (non macro-Regioni, ma Regioni di 4 milioni di abitanti al netto di Sicilia e Sardegna), ridi65 segno delle funzioni e della struttura del senato, come senato delle Regioni e non per le Regioni (che renderebbe, diciamo, meno anomala questa anomalia, la strana e bizzarra fotocopia delle assemblee elettive). Infine prevede un punto che ho molto apprezzato (su cui chiudo) perché fa parte del momento in cui siamo, in cui circola informazione e vi è comunicazione: un sistema di regole chiare, generali nella formulazione universale e nell'applicazione, per quanto attiene alle agenzie che forniscono l'informazione. Quando Cossiga accennava alle cose che tutti sentiamo ai telegiornali, leggiamo sui giornali, alle informazioni da cui siamo bombardati, si riferiva a un mondo che poi modella le nostre preferenze, i nostri ordinamenti di valori; inevitabilmente. L'informazione diventerà un bene sempre più importante nell'ambito della trasformazione dei comportamenti e degli atteggiamenti in una democrazia possibile e desiderabile per gli italiani. Questa era la domanda su Pascal.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==