Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

cosa di simile alla dittatura parlamentare, come viene chiamata anche in Inghilterra: la quale è democratica se riguarda il governo del Paese, l'indirizzo politico, ma non lo è affatto, anzi è pericolosamente antidemocratica se ad essa affidiamo la gestione delle garanzie. I temi ch'egli sviluppa sono numerosi. Alcuni di grande interesse. Così, a proposito di un discorso ormai molto comune (anche se la gente e i partiti non ne sono tanto convinti), cioè l'alternanza, distingue fra bipartitismo e bipolarismo e aggiunge che questo porta all'alternanza quando sia legittimato. In Italia siamo stati cinquant'anni con un bipolarismo che non ha prodotto l'alternanza perché l'altro polo (conventio ad excludendum o no) non era sentito legittimato dal primo. L'alternanza funziona se chi governa sente come pienamente legittimo che pure lui vada all'opposizione e che l'altro governi. Questa coscienza mi pare che non sia ancora maturata. Il libro è interessante e importante, oltre che dal punto di vista scientifico, mettendo ordine nel discorso deìla scienza (sebbene {'!LBIANCO ~ILROSSO i-1Nit1IM non nella cronaca delle istituzioni), anche perché fa capire tragicamente che molti problemi sono presentati oggi in modo sbagliato (e a problema posto in modo sbagliato corrisponderà, purtroppo, soluzione sbagliata) e che vengono complicati inutilmente alcuni problemi che potrebbero essere resi moltopiù semplici. Soprattutto il libro mostra che è finita una fase politica del nostro Paese: quella della democrazia possibile, nella quale, appunto, è stato possibile vivere cinquant'anni in pace civile e in libertà. Personalmente sono un accanito difensore del passato. Solo che ritengo che il passato sia passato. C'è chi più di me è critico del passato, ma vuole che il passato sia ancora il presente e forse anche il futuro. Sono difensore del compromesso storico, della solidarietà nazionale, del consociativismo, del!'assemblearismo perché in una Europa bipolare e in un'Italia bipolare non legittimata era l'unico modo per realizzare la democrazia possibile e garantire la libertà. Adesso che tutto questo è venuto meno, continuando io ad essere lodatore del passato per il 61 passato, penso che occorra voltare pagina ed affrontare un nuovo capitolo della storia politica ed anche costituzionale del nostro Paese. Geometria ma non basta di GuidoMartinotti Anch'io partirei dal titolo, semplicemente dicendo che, di tutte le parole, quella che mi piace di più e mi sembra la più adatta, sia «geometrie politiche», perché veramente - ne avevamo parlato con Ettore - si tratta di un libro di una particolare geometria, che è una geometria cartesiana. Dietro c'è uno spirito cartesiano, anche se poi, alla fine, dirò come deve essere intesa l'affermazione. Limito l'intervento a una domanda, con qualche aggettivo e qualche spiegazione del motivo della domanda, e a una considerazione. La domanda, che naturalmente rivolgo all'autore, è: fino a che punto si può influenzare la cultura politica di una società e quindi il funzionamento del sistema tramite la riforma istituzionale? In quale misura le scelte, appunto, di geometria politica rie-

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