Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

{)!.LBIANCO ~ILROSSO •B•N831S•i• alla selezione di una «nuova» dirigenza sociopolitica, etnicamente sana, motivata e capace, per creare le condizioni di un diverso convivere sociale basato su una «vera» cultura di pace e vita, non di violenza e morte. Ma per far questo saranno necessarie sensibilità, intelligenze ed intuizioni certo ben diverse da.quelle che hanno condotto alle perverse logiche di spartizione, influenza, sfruttamento, guerra fredda, con cui è stato sinora guidato e gestito, con tutte le visibili funeste conseguenze, questo planetario «villaggio globale». E ciò diventa particolarmente importante per questa nostra tormentata Italia, che del «villaggio» fa parte con tutta la sua delicatezza geopolitica di medianità europea da una parte, mediterranea dall'altra e balcanica ad oriente., con le vicine esplosive contraddizioni slave ed albanesi. Occorrerà insomma·una diversa levatura culturale e politica, capace di inventare quasi e gestire un nuovo sistema di convivenza sociale co53 struendo sulle macerie del fallimento dell'utopia collettivista, senza poggiare sulle sabbie mobili di un capitalismo perverso e senza scrupoli. Un sistema che ponga al centro la persona umana con i suoi diritti, doveri e responsabilità, ma anche col suo microcosmo di speranze, sentimenti e sicurezze. Insomma una sorta di «religiosità civile» basata su un comune denominatore di tolleranza, solidarietà, impegno, rispetto, che accomuni tutti, laici, agnostici e credenti, in un condiviso senso di resposabilità al servizio dell'uomo. Ma «l'uomo vero - diceva padre Ernesto Balducci - a cui dobbiamo ormai convertirci non sta lungo il perimetro delle culture esistenti, sta più in alto, ci trascende, con un trascendimento che è già iscritto nelle possibilità storiche, anzi prende forma, qua o là». Ed io allora penso a quei tre ragazzi italiani, volontari di pace, morti giorni addietro nell'insanguinata terra di Bosniadisarmati per amore di vita.

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