{)!,LBIANCO ~ILROSSO 1~1••8ih8~1•• Perunaveraculturadivita di Ennio Di Francesco u n importante quotidiano nazionale apriva giorni addietro con due grandi foto affiancate in prima pagina: la prima di due donne con sulle braccia un ragazzino ucciso dai caschi blu a Mogadiscio, l'altra di un uomo crivellato di colpi, intravisto tra gli elmetti di alcuni soldati dell'Onu in Bosnia. Ed ogni giorno la televisione porta «in diretta» nelle nostre case tragedie che con uguale dolore e morte si consumano ogni istante in tante parti del mondo. È la drammatica testimonianza del fallimento dei tentativi diplomatici dei vari paesi nonché degli stessi organismi internazionali: da quelli europei, che sembrano esser stati capaci soltanto di creare un vicino Vietnam balcanico, a quelli mondiali delle Nazioni Unite inidonei sinora ad elaborare una qualsiasi strategia globale di pace. Ma cosa di peggio nort sarebbe accaduto senza neppure tale azione diplomatica? Certo, ma chi può rassegnarsi a sapere, talora vedere in spietate sequenze televisive, che migliaia di vecchi e bambini vengono massacrati, migliaia di donne violentate, quotidianamente ed addirittura a poche centinaia di chilometri da noi, senza che le «civilissime» nazioni abbiano saputo trovare linguaggi e strumenti di pace?. Chi avrebbe immaginato che gli stessi «caschi blu», espressione di forza del più alto consesso internazionale creato a tutela della pace, sarebbero rimasti impotenti a veder consumare sotto i propri occhi tali massacri («pulizie etniche» vengono con eufemia nazista chiamati in Bosnia) o che sarebbero divenuti talora essi stessi (qualsiasi possa esser stata la provocazione) strumento di repressione e violenza? Dinanzi a tali domande si resta delusi, frastor52 nati, incapaci di trovare risposte, idee ed atti concreti di spiegazione, partecipazione, ribellione. Anzi proprio questo senso di impotenza rischia di trasformarsi sottilmente e pericolosamente nell'incoscio desiderio di esorcizzare immagini e sensazioni che pesano come marmo nella coscienza di ciascuno, pensando: in fondo ciò non mi tocca direttamente, è lontano ... e quasi infastiditi si cambia canale, si spegne la radio, si gira pagina. Eppure non si può sapere che nel «villaggio globale» che è la terra ormai i fenomeni sociali, economici, ambientali, politici. .. si intrecciano, e si intrecceranno sempre più, in correlate sinergie coinvolgendo tutti in una forzata comunione, positiva o negativa, di futuro destino. Basti pensare allo scenario imminente di una sovrapopolazione (10 miliardi nel 2050!) che in un habitat ambientale ed energetico devastato si contenderà le sempre più difficili occasioni di lavoro (già nel prossimo anno saranno 20 milioni i disoccupati della pur opulenta «Europa»!). Questo mentre il dislivello tra i paesi ricchi e quelli poveri, destinato inevitabilmente a dilatarsi, creerà incontenibili flussi migratori alimentando reazioni protezionistiche, sensi di esclusiva appartenenza, di esclusione delle diversità, rigurgiti razzisti, istintivamente difensivi. Sono sintomatiche le recenti evoluzioni normative di Francia, Germania, Stati Uniti. .. , per non parlare dei raccapriccianti roghi di Solingen, delle violenze di Los Angeles, o di taluni episodi di intolleranza nostrana. In questa non certo tranquillizzante previsione degli anni futuri appare indispensabile, se non addirittura vitale per l'umanità intera, giungere, ovunque ed a tutti i livelli nazionali e mondiali,
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