Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

{)!.LBIANCO ~ILROSSO U~••Hl\18~••• prodo razionalmente credibile, minacciata dal pericolo di un trasformismo inconcludente. Si affacciano, però, nel panorama politico italiano tre «nuove» tendenze: la Lega Nord, la Rete, l'Alleanza Democratica, ed all'interno di essa i «popolari per le riforme». Tutte sottoprodotti, in gran parte, della crisi di identità della Dc. La Lega ripropone quanto di vecchio e superficiale è stato prodotto negli ultimi 10-15anni, in termini di prevalenza dei mezzi sui fini e con programmi che in qualche personaggio rievocano antiche reminiscenze confusamente rimasticate. Per molti versi ricorda la confusa incultura del fascismomontante. La Rete dimostra di essere pervasa da un intransigentismo moralistico senza una vera e propria proposta. I Popolari per le Riforme assumono un rapporto privilegiato col liberalismo impegnato e con un neoindustrialismo alla ricerca di se stesso, anche attraverso un legame sempre più stretto con l'attuale lamalfismo, pervaso dalla riscoperta di logiche ampiamente delegificanti. In questo quadro non c'è spazio che non debba essere duramente conquistato per chi vuol far politica «da cristiano» (al di la di unità tattiche che hanno esaurito la loro funzione); tanto grande è la distanza delle «cose» nuove dalle affermazioni dell'insegnamento sociale della Chiesa, dall'impegno alla condivisione, dal «cattolicesimo democratico» o dal «cristianesimo sociale» resistenziali. Siamo in una fase di passaggio· di non facile lettura, che richiede a ciascuno scelte coraggiose e nette. O si accetta di operare all'interno di una architettura istituzionale e sociale che consenta la permanente ricerca del limite alla libertà pro51 pria nella libertà altrui, oppure si avranno mutamenti solo di facciata che tenderanno a riprodurre nel tempo le attuali degenerazioni. Queste sono fisiologiche in sistemi che tendano a confondere il controllo e la verifica con rigidi schematismi di tipo amministrativo; che cerchino solo in norme estremamente particolareggiate oppure solo nella legge o nella contrattazione equilibrio e tranquillità; che confondano progetti con programmi, autonomia con separatezza ed isolamento, capacità di scegliere con capacità di gestire. Nessuno ha la ricetta risolutiva. Nessuno può, però, assecondare la tentazione di apparenti scorciatoie o paralizzanti avvitamenti di se stessi. La nuova «cosa bianca», la «cosa rossa», quella «verde» o quella iridata, se c'è, devono tentare di dare risposte; a maggior ragione devono farlo i cattolici. Molti di essi - non dimentichiamolo - stanno facendo i conti con personaggi meschini e deboli, non con la mancanza di valori o difini. Le risposte più chiare e credibili sono quelle, alla elaborazione delle quali, si partecipa. I «manifesti», come quello recente democristiano, possono ·essere interessanti ed importanti. Hanno un grave difetto: hanno chiesto l'adesione referendaria, non la partecipazione. Un progetto di ispirazione cristiana può condurre ad alleanze non alla delega di un ruolo. Il dibattito su come esercitarlo è antico, almeno per alcuni, ma deve uscire dalla sabbie mobili di un batti e ribatti senza fine. Il confronto, tra cristiani e nella società, a volte sembra giunto a metà del guado, a volte appena iniziato. Bisogna comunque condurlo al termine. Il Paese non è più in grado di tollerare ritardi ed abiguità.

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