Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

{) ,!.LBIANCO ~ILROSSO ,, a0 ;JtJ ua••~ , 1~1•111 Crisidell 1 occupazioneuropea e riduziondeell'oraridoilavoro p er combattere la disoccupazione non c'è altro mezzo che la riduzione dell'orario di lavoro. Si tratta di una proposta formulata altre volte negli ultimi anni. Probabilmente fuori tempo. Oggi invece, davanti ad una recessione generalizzata che colpisce tutti i paesi industrializzati nel mondo, è il momento di affrontare decisamente questo tentativo di soluzione per un male che non ha facili rimedi. Ogni giorno giungono notizie di licenziamenti: 54 mila dalle Ferrovie, 60 mila a rischio nei lavori pubblici, 20 mila nell'informatica. La produzione industriale diminuisce. Solo in parte ciò è dovuto alla manovra congiunturale di rientro. È recessione generalizzata, strutturale e internazionale. Le dure necessità imposte dalla crisi della finanza pubblica conducono alla rimodulazione dello Stato sociale e alla liquidazione dell'industria pubblica senza che la sinistra avanzi nulla più che qualche scontato lamento e nessuna politica alternativa. Tutto il dibattito politico si incentra sulla riforma elettorale, che sarà pure la madre di tutte le riforme, ma comunque eletto, con l'uninominale o con la proporzionale, un Parlamento e un governo dovranno poi dare unarisposta al problema vero, centrale, crescente e ineludibile: la disoccupazione. E, si noti bene, il problema non riguarda solo la disoccupazione attuale, ma anche quella che inevitabilmente si dovrà creare se si vuole affrontare in modo decente il problema della ristrutturazione del sistema delle impredi AndreaSaba se a partecipazione statale. È un sistema che ha subito un processo irreversibile di degenerazione. Per decenni i managers veri che avevano dato un contributo altissimo alla diffusione della cultura industriale in Italia e che avevano dato vita ad una formula imitata da molti paesi del mondo, sono stati progressivamente emarginati a favore dei managers di partito il cui unico scopo era quello di intrigare per ottenere sulla legge finanziaria, ogni anno, mezzi sufficienti per alimentare una attività pseudo - industriale da cui trarre margini economici a beneficio dei loro protettori politici. La degenerazione non consente pri45 vatizzazione per molte pesudo-imprese. Si tratta di società costituite sempre nel!'ambito delle Partecipazioni Statali che non hanno mai visto il mercato, ma hanno solo prodotto merci e soprattutto servizi unicamente per la pubblica amministrazione a costi non controllati, lontani comunque da qualunque confronto col mercato. Queste imprese devono essere chiuse perché costituiscono una voragine di spesa per i conti pubblici. Ma è evidente che non è possibile, date le condizioni del mercato del lavoro, mettere sul lastrico migliaia di dipendenti che spesso hanno un ottimo livello professionale, ma che sono costretti a prestare la loro opera in imprese parassitarie per volontà politica. Dunque è indispensabile, per ridurre l'emorragia di denaro pubblico, creare nuove occasioni di occupazione. Ma ciò non è assolutamente possibile. L'unica via è la riduzione programmata del!'orario di· lavoro da attuarsi simultaneamente ed in modo concordato in tutta la Cee. La Sinistra ha un compito preciso nella società civile: la difesa delle fasce deboli, cioè la giustizia sociale. Il suo compito, sancito dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica, è quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono di fatto la libertà dei cittadini. E su questo deve misurarsi una Sinistra di governo. Ma come si può proporsi al governo di una repubblica in cui il tasso di disoccupazione è destinato a salire nei prossimi anni, senza una proposta?

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