Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

definire le imprese pubbliche». Se abbandoniamo il dato prescrittivo del diritto e passiamo al dato descrittivo della rilevazione dei caratteri, comuni o distintivi, ricorrenti in concreto nelle imprese puqbliche in Europa, i modelli rilevati dalle maggiori ricerche condotte in materia con riferimento a tutti i paesi dell'Europa occidentale, o almeno ai paesi della Comunità, variano in funzione di due elementi principali: le forme istituzionali di organizzazione e la natura dell'attività esercitata. 1. Su questo piano, le imprese pubbliche possono essere collocate in tre pincipali tipologie: quelle organizzate come organi dello Stato (régie, aziende autonome, State enterprises); quelle ordinate in forma di ente (public corporation, établissement public à caractère industrie! ou commerciai); e quelle organizzate come società per azioni ( o società di economia mista), di cui lo Stato abbia una partecipazione di controllo. Nei paesi a diritto amministrativo le prime due agiscono sulla base del diritto pubblico mentre l'ultima, è retta, sia pure talvolta con deroghe o norme speciali, dal diritto commerciale. Sarebbe avventuroso, e probabilmente inutile, cercare di individuare costanti nelle ragioni della scelta di queste diverse forme organizzative, spesso legate più ai motivi contingenti che hanno portato alla loro creazione che alle ragioni di fondo del ricorso all'impresa pubblica e al ruolo che le è affidato. Nè si può fare riferimento all'ordinamento (a diritto amministrativo o di diritto comune) dello Stato che vi ricorre. Contro ogni aspettativa teorica, infatti, i paesi del primo tipo (Francia, Italia, Germania) mostrano oggi di privilegiare la società per azioni mentre la Gran Bretagna ha fatto ricorso, in prevalenza, alla «publiccorporation». 2. Se dal dato giuridico e organizzativo delle forme di gestione passiamo alla attività posta in essere dall'impresa, allora una classificazione utile in termini di politica industriale è la seguente: {),lLBIANCO ~ILROSSO •NIQ;mp l••~Cf 1~1• 1fl - imprese pubbliche che operano in settori aperti alla concorrenza 1 ; - imprese pubbliche che operano in settori caratterizzati da prevalente (o esclusiva) domanda pubblica 2 ; - imprese pubbliche che erogano servizi di pubblica utilità3 , Si può sottolineare che è spesso riscontrabile una sequenza temporale riconoscibile nella scelta delle forme giuridiche, così che si tende a distinguere le imprese pubbliche in una prima generazione (régie), in una seconda (gestione di servizi pubblici monopolistici) e una terza, più -recente, che opera sul mercato in regime di concorrenza spesso con la forma della società per azioni a partecipazione pubblica. La presenza delle imprese pubbliche nell'economia della Cee Stando agli ultimi dati globali la presenza dell'impresa pubblica nell'Europa dei dodici si può riassumere in cifre nel 15% degli occupati e nel 15%del valore aggiunto. I dati escludono le quote del settore pubblico propriamente detto e la quota delle partecipazioni statali al capitale di aziende private. Trattandosi di medie, questi dati finiscono per nascondere una notevole differenziazione territoriale e settoriale. Quanto alla prima, le diversità tra i vari paesi hanno da tempo portato ad individuare due gruppi distinti: il prìmo, a presenza pubblica forte (mediamente intorno al 14-15% prima del 1982), costituito da Francia, Italia, Regno Unito (e anche Austria e Svezia); il secondo, a presenza pubblica più debole (mediamente intorno al 7-9%) nella Rft,Paesi Bassi,Belgioe Danimarca. Sul secondo piano, quello dei settori, è sufficiente richiamare il dato della incidenza, sul complesso delle imprese pubbliche, di quelle operanti nel settore industriale (40% in Francia, 35% in Italia, 28% in Austria, 21% in Rft, 11% nel Regno Unito) per avere un'idea delle differenti vocazioni settoriali riscontrabili in ognuno dei paesi considerati. Nell'arco degli ultimi 10 anni la quota di valore aggiunto sul prodotto 39 globale è in leggera diminuzione per effetto delle privatizzazioni già in atto nel Regno Unito, in Francia, in Olanda e in parte in Italia. L'incidenza resta ancora di rilievo. In Spagna per esempio, il Gruppo Ini (Instituto Nacional de Industria) aveva nel 1991 il 35% dell'energia elettrica spagnola, il 32% dell'acciaio, il 100% dell'alluminio e dell'aeronautica, il 37% dei passeggeri in transito via un aeroporto spagnolo. I dati strutturali più evidenti sono: la notevole estensione dell'impatto complessivo; l'ampia diversificazione sia territoriale che settoriale; la costante riduzione dell'influenza dell'impresa pubblica nelle economie nazionali. Un segno dunque che le privatizzazioni non si sono arrestate solo alle esperienze del Regno Unito e della Francia e non si sono limitate alla modificazione delle forme giuridiche ò.ellagestione, ma hanno sostanzialmente comportato la riduzione della presenza pubblica. La riduzione della quota occupata dell'impresa pubblica in Europa sembra destinata dunque ad una brusca accelerazione. In Italia i provvedimenti del governo presieduto da Giuliano Amato hanno portato nell'estate 1992 alla trasformazione in Spa, operata direttamente dalla legge, dalle maggiori holding pubbliche in vista di importanti cessioni al privato. In Francia, le intenzioni espresse nell'aprile 1993 dal Presidente del Consiglio Eduard Balladur preannunciano una seconda ondata di privatizzazioni. 11ruolo trainante dell'impresa pubblica L'importanza della presenza diretta del pubblico nell'economia è stata per anni sostenuta da più parli. La necessità di garantire i pubblici servizi, a tutti a prescindere dalla redditività, l'opportunità per lo Stato di essere presente nei settori strategici, gli effetti trainanti per l'economia conseguenti agli interventi diretti ed indiretti della spesa pubblica. L'approccio keynesiano ispirando la politica economica

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==