Gli eccessi di statalismo e la burocratizzazione dei servizi sociali, la mancata selezione nello stabilire le priorità degli aiuti e dei sostegni di solidarietà, si sono tradotti in fattori di ingiustizia, anziché di giustizia sociale. Inoltre, la spesa sociale degli Stati viene obiettivamente compressa dalle politiche monetarie, fiscali e di bilancio che gli stessi criteri di convergenza economica, previsti per realizzare l'Unione monetaria, impongono ai Paesi membri. È in questo quadro di valutazioni critiche che le politiche di Welfare State vanno sottoposte ad una verifica approfondita che ne consenta l'aggiornamento e non certo la cancellazione, come pretende la destra ultraliberista. La necessaria riforma del Welfare State, a differenza della sua nascita e affermazione avvenuta attraverso processi di carattere nazionale, non può ormai verificarsi che nel contesto del processo in atto di integrazione europea. Nel momento in cui si costruisce l'Europa politica e l'Europa economica, l'obiettivo dell'Europa Sociale deve rappresentare l'assoluta priorità del Socialismo democratico. Infatti la dimensione sociale dell'Unione Europea è pericolosamente trascurata e potrebbero essere perse, a livello comunitario, molte delle conquiste realizzate in sede nazionale attraverso operazioni di dumping sociale. L'attuazione della Carta Sociale Europea per quanto riguarda la salvaguardia e l'estensione dei diritti sociali, così come il coordinamento delle politiche economiche e monetarie in funzione dell'occupazione trovano fortissime resistenze. L'Europa sociale è uno scacco dell'attuale processo di integrazione dell'Unione europea. L'imperativo assoluto che domina il mercato è quello della costante rincorsa alla maggiore competitività che, nei settori industriali e dei servizi avanzati, si persegue, utilizzando il progresso scientifico e tecnologico, attraverso l'aumento della produttività, sostituendo uomini con macchine. DlLBIANCO ~ILROSSO •13Q;Ji 1Ml•l~N~•• 1I1 Per gli ultra-liberalisti, inoltre, la deregolamentazione del sistema di Welfare State, incidendo profondamente sulle politiche sociali, viene ritenuto essenziale per il funzionamento del sistema produttivo capitalistico. In queste condizioni, il partito del Socialismo democratico europeo deve essere in grado di elaborare e proporre un nuovo programma ed una nuova strategia che risponda concretamente ai bisogni nuovi della popolazione e dei lavoratori. In primo luogo riaffermando la validità della piena occupazione considerando il lavoro, non solo come obiettivo necessario per ottenere un reddito, ma anche come strumento di integrazione sociale. Quattro, sono le piste indicate dal 36 Partito socialista Europeo per affrontare il problema dell'occupazione: 1) Fare della Comunità europea un fattore autonomo di crescita economica, proseguendo nel processo di integrazione previsto dal Trattato di Maastricht per un effettivo coordinamento delle politiche economiche, assieme alla realizzazionedell'Unionemonetaria e della moneta unica. Anche se i criteri dettati dal Trattato per ottenere la convergenza economica tra i Paesi membri dovranno essere resi meno rigidi, per tener maggiormente conto dei condizionamenti sociali ai quali subordinare le politiche economiche e monetarie. 2) Sviluppare un'industria europea competitiva, attraverso una politica industriale comunitaria che, nei rapporti commerciali con gli altri poli economici mondiali, sia basata sui principi dellà reciprocità e dell'interesse pubblico che possono presentare determinati settori produttivi e che va comunque tutelato. 3) Considerare il capitale umano come la più importante delle risorse, da sviluppare e qualificare. Il massimo degli investimenti possibili deve essere attuato a sostegno di una politica di formazione professionale permanente, mentre deve essere garantito un rapporto coerente tra educazione-formazione e ricerca sociale. In questo quadro dare vita ad una politica attiva del lavoro che consenta di superare le strozzature attualmente esistenti e dovute a carenze e rigidità, attraverso una differenziazione _dei contratti di lavoro (a tempo parziale, a tempo determinato, ect). Inoltre, realizzare una migliore ripartizione del lavoro, mediante unaripartizione degli orari che non può non comportare una rinegoziazione dei salari ed una diversa organizzazione del lavoro e utilizzazione degli impianti. È un tema che deve trovare una impostazione a livello comunitario per essere, in seguito, negoziato azienda per azienda, settore per settore. È però difficilmente ipotizzabile che la piena occupazione si possa realizzare nei settori dell'industria e dei servizi avanzati. Sono settori sottoposti alla concorrenza internazionale, dove vige
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