Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

.{)!,L BIANCO ~ILROSSO n1S1SOMII 8. Perunfiscoequoedefficiente * L' esigenza di risanare i conti pubblici e nel contempo salvaguardare i principi fondamentali dello Stato sociale passa. attraverso un sistema fiscale efficiente ed equo insieme. È comprensibile quindi l'interesse di politici, esperii, studiosi ed il fiorire di proposte di riforma anche radicali del sistema fiscale italiano: progetti che partono dal presupposto che lariforma del '73, che ha dato vita all'attuale impianto normativo, sia sostanzialmente fallita. Alcune di queste proposte sono d'indubbio interesse e fortemente innovative, come quelle di Tremanti e Vitaletli che trasferiscono sui consumi e sul patrimonio gran parie dell'imposizione. Non bisogna però, a mio avviso, ricadere nel!'errore che sta alla base del fallimento della riforma del '73: quello cioè di cambiare l'intero impianto normativo senza curarsi se lo strumento per realizzarlo, cioè la «macchina» fiscale, l'amministrazione finanziaria, sia o meno adeguato. Sottovalutare l'aspetto organizzativo, degli uomini e dei mezzi per attuare la riforma, ha prodotto gli effetti che conosciamo: un sistema centrato sul reddito e su una forte progressività che opera quasi esclusivamente sui redditi fissi (stipendi e pensioni) e che non è in grado di controllare decentemente redditi da lavoro autonomo e d'impresa. * Nolaredatta da RenatoVallini Così che un operaio che prima del '73 pagava un'imposta di ricchezza mobile categoria C2 di poco più del 2% oggi paga un'Irpef del 17% ed un impiegalo che Ira ricchezza mobile e complementare arrivava si e no al 7% oggi paga mediamertle il 23-24%. Gli interventi necessari oggi devono essere concentrali dunque sul potenziamento degli strumenti di controllo, della «macchina» dell'Amministrazione finanziaria più che su leggi nuove e migliori. Anzi, in materia fiscale abbiamo troppe leggi, (soprattutto negli ultimi 2/3 anni) con il risultato che sempre più spesso il contribuente respinge coscientemente o soccombe sotto questa valanga normativa. Quindi non pensare a riforme palingenetiche: non buttiamo all'aria l'attuale impianto, ma semplifichiamo, omogeneizzando, costruendo i Testi Unici (si attende ancora un Testo Unico delle imposte indirette) e soprattutto abolendo alcune decine delle oltre cento lasse che costituiscono oggi il caotico assetto fiscale. Il criterio per mantenere od abolire un tributo è quello della «produttività»: quante persone assorbe e che gettito produce per l'Erario? È più produttivo spostare il personale su altri tributi? Per fare esempi concreti imposte come quella di successione o di registro, che danno scarse entrale e per la loro farraginosità impegnano un sacco di personale andrebbero cancellate e gli addetti impiegali all'Iva ed alle impo33 ste dirette sulle persone fisiche o giuridiche (Irpef, Irpeg ed Ilor). (Vedi al riguardo tabella allegalo). Per quanto riguarda poi le modifiche alle normaliv·e al fine di colpire aree di ingiustificata esenzione, gli interventi più significativi andrebbero fatti per abolire le sacche di privilegio che ancora sussistono nell'agricoltura: i coltivatori diretti sono infatti sostanzialmente esenti da imposta perché il calcolo del reddito non si basa su costi e ricavi ma su coefficienti catastali che danno risultati irrisori. Da notare che anche il patrimonio immobiliare rurale è sostanzialmente esente. Altra area di esenzione non sempre giustificata, con una normativa che si presta ad abusi, è quella della cooperazione. Per la vasta platea del lavoro autonomo un sistema forfettario, la definizione di un zoccolo minimo di reddito appare indispensabile. Non è realistico pensare ad un controllo significativo di centinaia di migliaia di negozi, artigiani, professionisti, commercianti. Sistemi che adottano il criterio di un reddito minimo presunto esistono anche in altri paesi, proprio per fronteggiare la crescita delle dichiarazioni indotta dalla maggior articolazione e frammentazione del tessuto economico. Gli interventi di riorganizzazione della «macchina"fiscale: la riforma dell'Amministrazione finanziaria. La legge di riforma dell'Amministrazione finanziaria è stata approvata, ma la riforma non si è ancora realizza-

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