Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

garantire a tutti pari opportunità e ai più disagiati il diritto costituzionale all'assistenza. Ma debbono altresì proporsi un nuovo e ben più impegnativo obiettivo: assicurare a tutti, in coerenza con il principio della cittadinanza sociale, un'adeguata quota o soglia di partecipazione al benessere - materiale e immateriale - della società. La funzione redistributiva come «proprium» delle politiche sociali La crescila del benessere non si diffonde di per sè in favore di tutti; il reddito e la ricchezza tendono a concentrarsi e le disuguaglianze si accentuano. È compilo dello Stato e della comunità, non di intervenire a posteriori per riparare i guasti prodotti dal mercato, ma di garantire a tutti i cittadini - per il solo fatto di essere tali - un adegualo pacchetto di risorse (dall'istruzione, al lavoro, al reddito, all'accesso ai servizi sociali, alle condizioni abitative, ambientali, relazionali, ecc.). Perciò va riportata in primo piano la funzione redistributiva come proprium delle politiche sociali. I processi redistributivi vanno commisurati alle differenti tipologie e ai diversi livelli di svantaggio sociale (non ci sono solo gli «ultimi»,ma anche i penultimi, i terzultimi, ecc.; nè questi sono individuabili per categorie) e devono adottare razionali ed efficaci criteri tecnici di applicazione. In un paese in cui il 95% dei cittadini vive in convivenze di tipo familiare (legali o di fatto), il «parametro famiglia» - reddito complessivo correlato al numero dei componenti mediante una scala di equivalenza - è imprescindibile per la valutazione delle effettive condizioni di bisogno degli individui. La crisi dello Stato sociale La politica redislributiva si scontra oggi con la crisi - di funzionamento e di finanziamento - dello Stato sociale. Non è accettabile la risposta conservatrice della e.cl. «protezione minimale», per cui lo Stato riduce il suo intervento alla copertura di pochi bisogni essenziali, trasferendo tutto il resto {)!.LBIANCO ~ILROSSO 111 •j..1§ 1 HA al mercato. Questa risposta è inefficace ai fini tanto della riduzione della spesa quanto dell'innovazione qualitativa dei servizi e del loro funzionamento e ha conseguenze sociali devastanti. Il solo fatto che scuola, sanità, pensioni, trasporli permangano come offerta pubblica e universalistica per tutti i cittadini rappresenta un potente e irrinunciabile fattore di riduzione delle disuguaglianze. Contenimento dei costi, innovazione e miglioramento qualitativo dei servizi vanno perseguiti agendo sul versante tanto dell'offerta che della domanda e mediante il ricorso combinato all'insieme delle leve e risorse disponibili (riforma amministrativa istituzionale; riorganizzazione dei modi di gestione e funzionamento; mobilità, flessibilità e criteri meritocratici nel rapporto di impiego pubblico, che va parificato all'impiego privato; mix pubblico-privato; partecipazione degli utenti alla gestione e al controllo qualitativo dei singoli servizi; «privato sociale», volontariato e capacità di auto-organizzazione delle comunità; ecc.), senza dar luogo alla creazione di mercati di servizi distinti per i cittadini abbienti e per i poveri o i meno abbienti. 30 L'equità fiscale La leva fiscale è lo strumento principe per il finanziamento della spesa pubblica e per la redistribuzione del reddito; essa è dunque la prima e più rilevante forma istituzionale di solidarietà fra i cittadini. L'equità e l'efficienza del sistema fiscale vanno dunque ribadite come impegno prioritario del Parlamento e del Governo e come discriminante per le forze progressiste. È tuttavia necessario affidare anche agli interventi e alle prestazioni dello Stato sociale la duplice funzione di concorrere alla raccolta dei mezzi finanziari e all'azione redistributiva delle risorse. Va definita una graduatoria dei servizi in base alla loro corrispondenza a bisogni più o meno primari. Le quote di partecipazione dei cittadini al costo dei servizi devono essere diversificate secondo il grado di essenzialità di questi ultimi e rapportate alla loro effettiva situazione reddituale, valutata col «parametro famiglia». Criteri analoghi debbono valere per le erogazioni monetarie. La «redistribuzione» dell'istruzione Il sapere si configura sempre più come risorsa fondamentale per gli individui e per la società. Le disfunzioni del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca, oltre a ritardare la ripresa, penalizzano gravemente le fasce sociali più svantaggiate, come dimostra l'analisi delle uscile dai percorsi scolastici. Efficienza ed equità sociale esigono, insieme ad un rinnovalo investimento politico e culturale per l'innovazione del sistema di istruzione pubblica, l'assunzione come obiettivo primario del prolungamento di almeno due anni della scuola del- !' obbligo e della sua riqualificazione. Occorre realizzare una nuova e più moderna politica per il diritto allo studio, che garantisca - in conformità al dettato costituzionale - ai capaci e meritevoli, ancorché privi di mezzi, l'accesso ai più alti gradi degli studi. Non ha invece alcuna giustificazione la quasi gratuità per tutti degli studi universitari, che si risolve - di fatto

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