Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

D!LBIANCO ~ILROSSO •MPNWAl11H (come prima e forse più di prima) la frammentazione politica, a cui ora potrebbe sommarsi anche una inedita e rischiosa divisione territoriale della rappresentanza. Se non interverranno accordi politico-elettorali capaci di correggere il corso delle cose, il voto uninominale produrrà, infatti, una divisione per aree geografiche che renderà più problematica la formazione del governo e potrebbe minacciare la stessa unità nazionale. Dal punto di vista economico e sociale l'Italia non è mai stata unificata, perché è sempre rimasta sostanzialmente divisa in due. A questa antica frattura il maggioritario ad un turno aggiunge ora una improvvida divisione politica. Quando il presente è incerto è impossibile prefigurare l'avvenire. Tuttavia non sembrano · arbitrarie le previsioni di quanti ritengono che la nuova legge elettorale produrrà tre Italie politicamente distinte. Il Nord dove predominerà la Lega, il Centro prevalentemente rappresentato dal Pds ed il Sud conteso tra Dc, Psi, Movimento Sociale e Rete. Senza contare, naturalmente, mafia, camorra e 'ndrangheta, alle quali il sistema elettorale maggioritario ad un turno, ha accresciuto, anziché affievolire, il potere di condizionamento elettorale. Per scongiurare questi pericoli di possibile disarticolazione o disgregazione alcuni promotori dei referendum elettorali si sono affrettati a proporre l'elezione diretta del Presidente del Consiglio. Ma il rimedio appare più un moltiplicatore di guai che un mezzo per risolverli. L'elezione diretta produce infatti un capo del1'esecutivo inamovibile. Senza una maggioranza che lo mantenga, nella migliore delle ipotesi questa novità determinerebbe un collasso politico istituzionale; nella peggiore un disastro dalle conseguenze incontrollabili. La riforma ~lettorale, realizzata fuori da un quadro di plausibile revisione costituzionale minaccia di rivelarsi una scardinante illusione di panacea. Se vogliamo evitare che i nostri problemi politici da difficili si trasformino in irrisolvibili, tutto sconsiglia di seguire la stessa strada per le riforme istituzionali. Le questioni che si pongono a tale proposito vanno pacatamente di3 scusse, non brandite come una spada e, ovviamente, nemmeno rimosse come cavilli. Non mi riferisco tanto all'esigenza di mettere in campo una proposta compiuta e leggibile, sia dal punto di vista della razionalità istituzionale che della adeguatezza strumentale, ma alla necessità che almeno sia resa esplicita la direzione del cambiamento, la consistenza di significato e di valore delle ipotizzate correzioni costituzionali. Per tutto questo non ci sono oggi né il tempo né le condizioni. Bisogna infatti dire, senza nessuna esagerazione, che la crisi italiana può diventare mortale. In nessun altro periodo della sua storia più recente l'Italia si è mai trovata a dover fare i conti contemporaneamente con una crisi economica e sociale di rilevantj dimensioni, con una crisi morale che ha sostanzialmente investito l'intera classe politica ed imprenditoriale, con una profonda crisi istituzionale che non le consente di attuare efficaci politiche pubbliche e tantomeno di garantire un essenziale equilibrio di poteri. Per affrontare questa situazione sono necessarie molte condizioni. La prima delle quali è un immediato rinnovo della rappresentanza politica. Detto in altri termini significa che dobbiamo andare a votare presto per dare al Parlamento la credibilità e la legittimità indispensabili ad affrontare e tentare di risolvere problemi complicatissimi. Poiché, come ho detto, è bene non farsi illusioni sul contributo che la nuova legge elettorale può dare alla formazione di chiare e stabili maggioranze ed all'avvio di una nuova e positiva fase della vita politica italiana è necessario realizzare, con precise scelte programmatiche ed accordi elettorali, quella tendenziale bipolarizzazione, tra sinistra moderata e destra democratica, che alcuni si erano illusi di poter determinare (per costrizione) con il semplice cambiamento delle regole elettorali. Senza un impegno visibile, convincente e tempestivo in questo senso le forze politiche «vecchie», «nuove» e «seminuove» lascerebbero solo corrompere ed imputridire le cose. E con l'illusione di una saggezza temporeggiatrice porterebbero soltanto il Paese all'avventura.

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