{)!LBIANCO ~ILROSSO • 11 1;.-s,• a ;I 7. Contributo perl'elaborazione di criteriorientativi perlepolitichesociali * La centralità delle politiche sociali a valutazione dell'impatto L sociale delle politiche economiche, fiscali e istituzionali va assunta stabilmente tra i criteri decisionali pubblici. Lo esigono l'acutezza e la natura non transitoria sia della crisi, in particolare dell'occupazione e della finanza pubblica, sia dei provvedimenti e dei sacrifici che conseguentemente s'impongono. Ne va della tenuta civile e democratica delle nostre società, soprattutto in presenza dei nuovi termini della «questione sociale», dipendenti - tra l'altro - dall'internazionalizzazione dell'economia, dall'intensità e dalla natura dei processi di innovazione tecnologica, dai vincoli ambienta.li e dell'ecosistema, dall'insostenibilità del divario tra sviluppo e sottosviluppo, dall'ondata inarrestabile dei flussi migratori e dalle tensioni proprie della convivenza fra etnie e culture diverse. In sostanza, la minore disponibilità di risorse per noi - in termini di reddito e di lavoro-, soprattutto in relazione ali'obbligo morale di concorrere alla promozione umana di tutti gli abitanti del pianeta, ripropone l'equità sociale come criterio politicamente discriminante e coi;neconcreto banco di prova di ogni evocazione del valore della solidarietà. Equità e solidarietà sono perseguibili solo se si diffonde una nuova cultura della sobrietà negli stili di vita e della preminenza della qualità sulla quantità. Una scelta inequivoca per l'economia di mercato Nell'orizzonte storico attuale, a seguito anche del fallimento del comunismo, non esistono alternative all'economia di mercato. Non ci sono «terze vie». Ciò non significa accettare acriticamente il capitalismo e i suoi valori: dal profitto come unico criterio dell'economia alla cultura materialistica indotta dal produttivismo e dal consumismo. Spetta allo Stato il compito di definire le regole del mercato, unitamente ai vincoli e alle finalità sociali dello sviluppo. Ma il continuo processo di nascita e morte di imprese e la conseguente mobilità del lavoro fanno parte del dinamismo economico e impongo- • Nota redatta da Ermanno Gorrieri e Luciano Guerzoni 29 no l'abbandono di pratiche assistenzialistiche, come l'uso improprio della cassa integrazione e i salvataggi di aziende fuori mercato. Tali pratiche distruggono ricchezza, sottraendola agli investimenti per lo sviluppo e agli impieghi socialmente utili. La flessibilizzazione dei percorsi lavorativi e degli stessi progetti di vita corrisponde anche ad un diffuso dato culturale. Dinamismo economico e mobilità sociale sono obiettivi complementari. Efficienza e solidarietà L'inefficienza complessiva dei servizi rappresenta un peso non più sopportabile per le imprese e per i cittadini. Il paese ha bisogno di un forte recupero di efficienza e di capacità d'innovazione, per ridare competitività al sistema produttivo e soprattutto per uscire dal degrado della nostra organizzazione sociale. All'ideologia del garantismo, del livellamento e della mediocrità va contrapposta, in ogni campo, una cultura che riconosca, con incentivi morali e materiali, la capacità creativa, i livelli effettivi di responsabilità, la disponibilità al rischio, la professionalità e l'impegno nel lavoro. Non vanno contrastate le disuguaglianze eque e funzionali, ma il sistema dei privilegi e i poteri corporativi e particolaristici. Il valore della solidarietà è inseparabile da quello dell'efficienza e va assunto a principio ispiratore sia dell'intera collettività, sia - specificamente - delle politiche pubbliche. Queste ultime devono
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==