Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

to sui «limiti della crescita», le condizioni ambientali e le prospettive per il futuro siano in genere migliorale. Alcuni dati di fatto appaiono indiscutibili. La crescita economica degli ultimi due decenni non è stata ambientalmente sostenibile. L'impatto ambientale negativo delle economie in crescita ha continuato ad aumentare. La possibilità teorica di una crescila ambientalmente sostenibile non è stata provata. Arrivare ad una crescila ambientalmente sostenibile, anche se non impossibile, sarà comunque impresa complicatissima. Ci si deve quindi chiedere se per l'umanità è veramente necessario realizzare un prodotto mondiale lordo Ire volte superiore entro il 2030. O, per essere ancora più specifici, se è veramente indispensabile un'economia del Sud quintuplicata e quella del Nord triplicata nei prossimi 35 anni. Bisogna dire subito che è difficile per il Nord contrapporsi alle aspirazioni del Sud di crescere cinque volte tanto, considerato che il reddito procapile del paesi poveri rappresenterebbe, anche in quel caso, solo il IO per cento del reddito attuale dei paesi più ricchi. Oltretutto, una simile crescita nei paesi in via di sviluppo (che contano il 75 per cento della popolazione globale) significherebbe «solo» il raddoppio del prodotto mondiale attuale. La questione della crescita al Nord è invece un fatto completamente diverso. Non si può affermare che questa crescila sia necessaria per sopperire alle necessità materiali, perchè i paesi ricchi sono più paesi della dieta che della fame. Cosa che naturalmente non esclude l'esistenza di profonde diseguaglianze economiche e sociali al loro interno. Non è un caso, del resto, che durante gli anni 80, negli Stati Unili ed in Gran Bretagna, la crescila è coesistita con l'aumento della povertà e la privazione. Ed il numero dei poveri continua ad aumentare in tutta la Comunità Europea, che è certamente Ira le aree più ricche del mondo. Ma queste diseguaglianze riguardano più i problemi della redistribuzione che quelli della crescita. {)j_L BIANCO ~ILROSSO 011SSOl;I Anche l'opinione, sostenuta da molli, che la crescita del Nord sia necessaria a quella del Sud appare contraddetta dall'esperienza storica. Chi sostiene che serva a stimolare la crescita dei paesi in via di sviluppo, grazie a più vasti mercati, dovrebbe avere, innanzi tutto, l'onestà di riconoscere che un simile effetto può essere raggiunto più concretamente e più rapidamente proteggendo meno i mercati del Nord contro le produzioni del Sud. È il caso, ad esempio, della Politica Agricola Comunitaria che costituisce il più grande ostacolo allo sviluppo delle economie del Sud del mondo. C'è da dire inoltre che l'interscambio tra i paesi del Sud (che hanno un livello di sviluppo Ira di loro più omogeneo) rappresenta sicuramente la migliore prospettiva per una espansione equilibrala del Sud. Questa appare anche la strada migliore per correggere la distorta situazione attuale che impone, a molti paesi del Sud, un peggioramento delle ragioni di scambio tra l'esportazione di prodotti naturali e l'importazione di manufatti dai paesi più industrializzali. In ogni caso il sistema di scambi mondiali è troppo favorevole al Nord per far supporre che gli scam- ,•1 ~L}_ ,-<" I ,;--::::, ,) J . -· ...... • .··:._ ... ··· \ 23 bi Ira il Nord ed il Sud possano diventare il motore dello sviluppo del Sud. Finora, comunque, ha prodotto un crescente e pericoloso (per la pace mondiale) aumento delle diseguaglianze. Gli argomenti che invocano per il Nord proprie necessità di base, o più altruistiche motivazioni di sostegno allo sviluppo del Sud appaiono quindi assai poco fondati. La vera ragione che sta dietro la domanda di una crescita continua del Nord è da ricondurre, più realisticamente, al fatto che le elites politiche ed economiche la considerano irrinunciabile. Questo però significa che la scelta tra la crescita e la sostenibilità ambientale, è risolta in favore della crescita «ora», anche al prezzo di un collasso del tenore di vita per le generazioni future. Il minimo che si possa dire è che si tratta di una attitudine eticamente discutibile e che si muove in una logica opposta al «principe precauzionale» solennemente sottoscritto al Vertice di Rio dai governi del mondo. Si può cerio ritenere che non sia necessario arrestare completamente la crescila al Nord. È però indispensabile renderla sostenibile. Questo significa che vanno identificate le azioni che violano il principio della sostenibilità ambientale e che vanno eliminate. Almeno in parte, alcune di queste azioni sono già state affrontate. Il protocollo di Montreal impone, ad esempio, di eliminare, con il tempo, le sostanze che distruggono lo strato di ozono. Una iniziativa simile è necessaria per ridurre le emissioni di biossido di carbonio ed altri gas al fine di stabilizzarne le concentrazioni atmosferiche ed evitare l'effetto serra. Le emissioni devono essere contenute entro i limiti di capacità di assorbimento ambientale. Le risorse rinnovabili devono essere rinnovate. Le risorse esauribili non devono essere esaurite prima che sostituii possano essere prodotti. Le specie devono essere conservate. I rischi di catastrofi, come quelli connessi all'uso dell'energia nucleare, anche se minimi, devono essere eliminali. Se gli entusiasti del «senza limiti» hanno ragione, queste misure possono

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