{),!J. BIANCO a-l..ILROSSO •Uf#OHII 3. RiformarleoStatoSociale s iamo convinti che è necessario «socializzare» lo Stato Sociale. Il termine socializzazione nei paesi dell'Est aveva assunto, di fatto, il significato di statizzazione. In realtà con esso si indica l'istanza solidaristica. La difesa delle «legature» negli ordinamenti pubblici e nelle varie istituzioni. Il merito storico del socialismo democratico e del movimento sindacale è stato quello di assumere il compito di far garantire il rispetto di alcuni fondamentali diritti sociali (Welfare State). Questi apparati hanno tradotto in termini di, più o meno, moderna democrazia dei servizi funzioni che derivano dai valori di solidarietà, mutua assistenza e spirito cooperativo propri della tradizione del movimento operaio. Il passaggio allo Stato di questi compiti, ed il loro sviluppo, hanno prodotto una enorme quantità di benefici. Ma hanno anche dato luogo, nel tempo, ad una serie di problemi di ordine economico e funzionale che sono oggi al centro del dibattito politico in Italia ed in Europa. L'aumento della spesa sociale pubblica (con ruolo diretto dello Stato) è entrato in crisi per il suo costo che produce deficit, inflazione, crescente peso fiscale. Ma produce anche una troppo scadente qualità dei servizi, almeno in rapporto agli enormi costi che comporta. La crisi nasce quindi anche da un rapporto costi benefici dei servizi che appare sempre più fuori controllo. L'amministrazione dei servizi del Welfare State è quasi sempre farraginosa ed inefficiente. La natura pubblica del servizio lo rende poco flessibile ed ancor meno adattabile ai bisogni della gente. A tutto questo si sommano gli effetti negativi dovuti alla burocratizzazione, alla politicizzazione, alla 20 creazione di forme di parassitismo, di clientelismo e, in non pochi casi, di malversazione nelle gestioni. Insomma, nel tempo, si sono formati e sedimentati tutti i difetti dello statalismo. In discussione sono quindi le dimensioni della spesa pubblica, ma anche le qualità delle prestazioni dello Stato Sociale. La «crisi burocratica» del Welfare State esige perciò un duplice ordine di cure che affronti entrambi gli aspetti del problema. Sulla base della nostra cultura politica, che si ispira ai valori della comunità e della solidarietà, proponiamo di curare l'elefantiasi e la burocratizzazione del Welfare con l'immissione nei suoi apparati del sostegno e della partecipazione: della società civile; dei gruppi organizzati; delle associazioni di volontariato. C'e una sinistra dogmatica ed imbalsamata che considera queste ipotesi come cedimento ad intrusioni di un mondo arcaico e vagamente confessionale. Insomma, regressioni rispetto alla moderna cultura dei diritti sociali dell'individuo. In realtà non si dovrebbe dimenticare che lo Stato Sociale è anche il prodotto di quei valori di mutualità di cui avrebbe dovuto essere, per molti aspetti l'espressione più compiuta ed universale. È un dato di fatto però che questa universalizzazione della solidarietà attraverso lo Stato ha comportato, accanto ad una crescita quantitativa delle prestazioni (almeno fino a qualche anno fa), un impoverimento della sua qualità umana, una
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