Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

g!LBIANCO """'IL ROSSO 01S1S181A 2. Pubbliceoprivato a cultura della sinistra è L sempre stata prevalentemente «pubblicistica» (e tendenzialmente statalistica) mentre quella della destra è stata prevalentemente «privatistica». Sul rapporto pubblico-privato le forze politiche progressiste sono chiamate ad un aggiornamento della loro cultura che tenga conto dell'esperienza e dei risultati. Oltretutto diventerebbe molto arduo, per non dire impossibile, fare una politica nuova, come i tempi richiedono, con una cultura vecchia. Negli anni 80 «privatizzazione» era, per molti economisti ed uomini politici, una parola magica. Erano gli anni avventurosi dell'ascesa di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, quando ci si attendeva l'avanzata nel mondo di una nuova era di imprenditorialità privata che rivitalizzasse le economie del Nord e del Sud. Gli eventi dell'Europa orientale del 1989, sembravano confermare questa attesa. Sembrava che, ovunque nel mondo, il ruolo dei governi nell'industria fosse sospinto verso una ritirata ed il futuro inevitabilmente nelle mani del settore privato. Il programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo che creò una divisione per il settore privato e la Rete Inter-regionale sulla privatizzazione per l'aiuto ai diversi paesi, con informazioni ed assistenza pratica in questo campo, fu una delle agenzie internazionali che aderì completamente a questa visione. Sebbene gli sforzi di privatizzazione siano sempre attuali, le grandi aspettative degli anni 80 sono ora assai temperate da una valutazione più realistica delle cose. L'euforia iniziale è del tutto svanita. Ironicamente la situazione dell'Europa dell'Est e dell'ex Unione Sovietica ha contribuito sostanzialmente a modificare le opinioni. Dopo aver lanciato clamorosamente le privatizzazioni i paesi dell'ex blocco socialista, si sono presto resi conto che la nave si stava incagliando. Gli ostacoli alla privatizzazione si sono rivelati moltissimi. Dalla mancanza di una cultura di mercato, alla confusione sul valore e la proprietà dell'impresa; dall'insufficienza delle infrastrutture industriali, all'assenza di un apparato legale per la conduzione degli affari. Per non citare che i più rilevanti. Ma anche quando i processi di privatizzazione hanno camminato, i risultati hanno messo in evidenza nuovi problemi come: l'aumento dei prezzi per merci e servizi di base, licenziamenti su vasta scala, perdita di beni nazionali a vantaggio di acquirenti stranieri, la chiusura di industrie vitali. In alcuni paesi questi effetti hanno provocato forti tensioni sociali. Sono così cadute molte delle illusioni che avevano accompagnato l'avvio delle privatizzazioni nei paesi dell'Est. Con l'aumento della disoccupazione, in particolare i lavoratori di quei paesi, hanno dovuto prendere atto di quanto fosse infondata l'idea che, in fin dei conti, il capitalismo non fosse altro che il.socialismo con più soldi. Che si po18 tessero, in sostanza, cumulare i vantaggi dei due sistemi. Molti dei problemi emersi nell'Europa orientale si sono manifestati anche in paesi del Sud. L'Argentina, che aveva iniziato la privatizzazione su scala modesta nel 1983, è un esempio. Nel 1990, il debito in aumento e le gravi perdite del settore pubblico, portarono il governo argentino ad accelerare il processo ed a vendere alcune delle maggiori imprese statali, tra cui la compagnia nazionale dei telefoni, la compagnia aerea di bandiera e le ferrovie. Secondo molti analisti il risultato delle privatizzazioni è stato un peggioramento dei servizi ed un aumento dei prezzi. Questo esito è considerato la conseguenza della costituzione di una situazione di monopolio privato e della mancata regolamentazione governativa delle industrie dopo la privatizzazione in grado di assicurare una adeguata qualità e prezzi dei servizi. Per approdare a risultati positivi una delle conclusioni da trarre è che i governi devono assumere un ruolo ampio di regolazione sia durante, che dopo la privatizzazione. Una conferma in questo senso viene dall'esperienza attuata nei territori dell'ex Repubblica Democratica Tedesca. Dall'ottobre 1990 oltre 3.000 imprese sono state privatizzate dalla Treuhand, l'organizzazione fiduciaria statale incaricata dell'operazione. Si tratta del più grande programma di privatizzazioni che sia stato finora attuato. La Treuhand

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