{)jJ. BIANCO ~ILROSSO 1111 # 1811 1. Lanostracollocazionepolitica - 1 sistema elettorale maggiori- I tario (a uno o due turni) non determina, come spesso si afferma, la bipolarizzazione (e quindi l'alternanza), ma non tollera più di quattro o cinque - aggregazioni politiche (partiti, movimenti, o leghe) con una reale rappresentanza. Delle forze politiche tradizionali potranno sopravvivere alla riforma elettorale (che in parte hanno voluto ed in parte subito) la Dc ed il Pds perchè sono le più strutturate e conservano ancora un discreto radicamento. La Dc resiste per ora al 18 per cento. Ma senza una chiara e praticabile strategia delle alleanze la sua «resistenza» è quella di una nave che affonda. L'idea, espressa da autorevoli dirigenti Dc, di un centro autosufficiente, o comunque in grado di determinare il gioco (come nel sistema proporzionale) non sembra avere alcuna plausibilità. Nei sistemi uninominali si governa con il centro, più che al centro. A sua volta, nel Pds coesistono varie ipotesi politico-strategiche, tuttavia l'orientamento prevalente, allo stato, è quello di lavorare alla costruzione di una federazione della sinistra. Scelta utile se l'obiettivo fosse quello di organizzare l'opposizione, del tutto contradditoria, invece, se l'impegno fosse quello di governare il paese. Il problema delle aggregazioni e delle alleanze si pone quindi per tutte le forze politiche che si candidano a governare. Si dice che nel nuovo sistema ci si aggregherà e ci si dividerà soprattutto sulle soluzioni da dare ai problemi piuttosto che su collocazioni ideologiche. Il che, oltre che un bene perchè scoraggerà un trasversalismo opportunistico e senza principi, è anche assai probabile. Tuttavia non si dovrebbe ignorare che le proposte politiche-programmatiche non prescindono (in nessun paese) dalla tendenziale appartenenza ad uno schieramento politico, anzichè ad un altro. Insomma gli schieramenti si formano sulle soluzioni da dare ai problemi, ma le soluzioni che. vengono date ai problemi riflettono le culture degli schieramenti di provenienza. Destra e sinistra sono quindi termini tutt'altro che privi di significato. La propensione verso l'autonomia individuale e la conservazione delle differenze o, al contrario, verso la solidarietà e l'eguaglianza costituiscono ancora (in Italia e nel mondo) decisivi orientamenti di valore che caratterizzano la cultura politica e sociale. Prevale l'orientamento di sinistra quando ci si orienta verso valori di solidarietà e di eguaglianza, quando non si accetta una società che tollera un numero crescente di esclusi, di persone lasciate ai margini, quasi per una congenita ed insuperabile diversità. Prevale, invece, l'orientamento di destra quando si accetta un tendenziale darwinismo so17 ciale, quando si giustificano intollerabili differenze di reddito e di potere tra persone, gruppi, aree geografiche, razze. Gli schieramenti non sono quindi separabili dai contenuti ed i contenuti, a loro volta, non prescindono dalla cultura politica di appartenenza e dalla rappresentanza sociale che si esprime. Sulla base della nostra sensibilità e della nostra storia intendiamo perciò lavorare alla costruzione di una aggregazione di centrosinistra (che raggruppi il meglio delle culture e delle tradizioni: riformista, laico progressista e cattolico democratica) in grado di candidarsi, nell'ambito di uno schieramento progressista, alla guida del paese. Questa scelta esclude la disponibilità a partecipare ad una indistinta «federazione della sinistra». Non si vede infatti il terreno di possibile convergenza politica con chi, ad esempio, si pone il compito antistorico di «rifondare il comunismo». Il nostro impegno è invece rivolto ad aggregare, con una radicale innovazione delle forme tradizionali dell'organizzazione politica, un raggruppamento di centro-sinistra che, in accordo con il Pds e con una chiara delimitazione a sinistra, possa dar vita ad uno schieramento progressista in grado di guidare, con equità ed efficacia (tanto più in una fase di difficile transizione) il governo del paese.
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