OlLBIANCO Oll.ILROSSO ii liii liii MinoriaMilano: ilrilanciodei«Martinitt» di Sandro Venturoli e Vincenzo Guastafierro L e Comunità di «Pronto Intervento» sono nate in applicazione e attuazione di un principio legislativo di garanzia rispetto ai minori in condizione di abbandono o soggetti a maltrattamenti. In base a tale principio se un minore si trova in una condizione di «rischio» vi debbono essere dei luoghi nei quali ospitarli al fine di predisporre un «progetto educativo» specifico sul minore stesso o di sostegno alla famiglia naturale. È evidente quindi che il Pronto Intervento è una struttura all'interno della quale si stà pochissimo tempo (la legge dice al massimo 60 giorni) nella quale viene posto un primo mattone a fondamento di un progetto educativo svolto da altri: famiglia di origine, comunità educativa, istituto, ecc. Nello spirito della legge la Comunità di Pronto Intervento doveva e deve essere collegata ad un insieme di «soggetti e luoghi» educativi o di «sostegno alla famiglia», coordinati dal sistema istituzionale-amministrativo: Regioni, Comune, Ussl. Possiamo affermare, senza purtroppo temere smentite, che in generale non è mai stato così. Raramente nelle Comunità di Pronto Intervento la permanenza si è limitata ai 60 giorni previsti come.massimo, per passare in seguito ad un progetto educativo di medio-lungo periodo. Le.permanenze si sono protratte, a volte, per mesi riducendo queste strutture a luoghi di puro contenimento data l'impossibilità di definire progetti in rapporto a scuola e lavoro per la precarietà dello status dei minori stessi; non in affido, non in tutela, ma ospitati oltre quanto previsto dalla norma. Inoltre da un anno a questa parte queste Comunità si sono riempite di minori immigrati, in particolare albanesi e maghrebini. 13 La legislazione internazionale ed italiana prevede di intervenire sullo stato di abbandono e di maltrattamento indipendentemente dal possesso o meno della nazionalità. Proprio questo ha determinato lo stato di emergenza per gli Istituti poiché come noto la maggior parte di questi minori sono clandestini e lontani dalla famiglia naturale. Non hanno quindi uno status giuridico definito nel nostro Paese, hanno s_carsissimadimestichezza con la nostra lingua e gli educatori delle Comunità hanno altrettanto scarsa dimestichezza con la loro cultura. Infine per molti di essi vi è il rischio concretissimo dell'espulsione dopo pochissimo tempo. In questa situazione è impossibile definire ed abbozzare qualsivoglia intervento educativo. È avvenuta una trasformazione strisciante del Pronto Intervento da luogo educativo a luogo di puro contenimento. È stato questo contesto a determinare l'esigenza per tutte le associazioni che a Milano e in Lombardia si occupano di minori di organizzare assieme ai Martinitt il convegno che si è svolto il 26maggio. Vi è stata una partecipazione interessata ed una discussione approfondita ed articolata tra il Tribunale per i Minorenni, i servizi sociali del Comune, la Regione Lombardia e le associazioni del privato sociale. La relazione introduttiva di Maria Fenzi ha analizzato i problemi del Pronto Intervento dei Martinitt e la trasformazione sopra richiamata. Il Commissario del Copat Alessandro Antoniazzi e il direttore de «I Martinitt» e «Le Stelline» Vincenzo Guastafierro hanno illustrato il progetto di rilancio dei Martinitt come luogo educativo a disposizione della Città e la volontà
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