{).!.L BIANCO ~ILROSSO iii•iiliii L'importanzdaialettica estrategicdaell'accordo di Fausto Vigevani ra le tante cose che non funzionano in questo T Paese, della cui crisi, forse costituiscono una delle cause non minori, ma tra le più trascurate o addirittura ignorate, si deve annoverare la disattenzione e la marginalità con le quali politici vecchi e nuovi, organi di informazione, tuttologi a pieno servizio, hanno guardato e guardano, o per giusto dire, non guardano, alla consultazione tra le diverse centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani sull'accordo Governo, sindacati e imprenditori del 3 luglio scorso. Eppure gli argomenti politici, para e extrasindacali, oltre a quelli di carattere strettamente di merito, che la consultazione ha messo in evidenza, non costituiscono questioni minori o marginali rispetto ad un processo più vasto e complesso di destrutturazione del vecchio sistema politico, dei movimenti e dei fermenti che percorrono tutti i ceti sociali ed i loro comportamenti anche, ma non solo elettorali. Trattandosi poi di un corpo sociale socialmente definito dalla condizione lavorativa chiamato a pronunciarsi, su un accordo nazionale di grande rilievo politico, dal sindacalismo confederale non investito dai fenomeni devastanti che stanno liquidando il vecchio sistema politico istituzionale, c'è di che riflettere e temere dal nuovo e dai nuovi che, sistema di informazione compreso, si candidano a gran voce a governare il Paese. Per la verità un dato positivo c'è stato, almeno finora: ì soliti intellettuali «di sinistra» finora hanno taciuto. Perché questa premessa o preambolo alla descrizione e alla valutazione del!'accordo? Perché la consultazione e il pronunciamento con il voto di centinaia di migliaia di lavoratori è un fatto politico di enorme rilievo, perché merita 11 una riflessione politica non superficiale il fatto che altrettanti lavoratori hanno ritenuto· di non partecipare al voto; perché il sì ha prevalso, ma sulla consultazione e sul!'orientamento dei lavoratori, hanno agito anche con una intensità e forza senza precedenti, direttamente o indirettamente, sindacati, correnti contemporaneamente di partito e di sindacato, l'Msi, la Lega, Rifondazione comunista, la Cisnal, Sindacati autonomi, Cobas, talora la Rete in qualche parte perfino i Verdi, ovviamente per respingere l'intesa; perché la lotta interna alla Cgil è stata pesantissima e ha in molti punti e non marginalmente superato la soglia della pur acuta ed alta dialettica interna; perché infine, ma non ultimo, non sono poche le aziende in cui il no all'accordo ha prevalso nonostante la presenza largamente maggioritaria di Cisl e Uil nelle aziende medesime. È anche questo un elemento non archiviabile con battute sbrigative o peggio sostenendo che non si doveva chiedere ai lavoratori di pronunciarsi. La vittoria dei sì all'acco'rdo è inequivocabile. Ma la discussione e i vari no pongono problemi non eludibili. Supporre che nessun gruppo o classe sociale è esclusa dai processi. profondi, contraddittori, e dagli esisti imprevedibili che investono tutta la società italiana è stato finora relativamente facile, perfino ovvio. Ma toccare con mano, in un arco temporale di 10-15 giorni, comportamenti, manifestazioni, scelte che si esprimono in forme e modalità che possono risultare devastati ad ogni forma di aggregazione di solidarietà, di coesione tra i lavoratori dipendenti dell'Italia, è qualcosa di più serio, complesso o scioccante di una qualunque analisi sociologica o di uno studio sul comportamento elettorale dei lavoratori. La constatazione o la semplice presa d'atto di
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