Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 43/44 - ago./set. 1993

{)!LBIANCO OIL, ILROSSO Pikiiliii sezioni salariali di allineamento dei minimi all'interno di un contratto nazionale di quattro anni. La contrattazione aziendale avrà il compito di redistribuire quote di produttività. Il progetto presuppone due condizioni pure previste dall'accordo. Un sistema partecipativo e informativo sugli andamenti aziendali e la definizione dei titolari a livello aziendale dei diritti di partecipazione e contrattazione. Il primo aspetto viene demandato ai negoziati dei prossimi rinnovi contrattuali. Il secondo è stato risolto con un vero e proprio accordo interconfederale sulle rappresentanze aziendali. L'accordo infatti attribuisce alle rappresentanze aziendali elette con il sistema messo a punto da Cgil, Cisl, Uil i compiti contrattuali e partecipativi previsti dell'accordo. È questa un'innovazione che, dopo l'art. 19 della Legge 300, aggiunge un tassello definitivo al riconoscimento della presenza del sindacato nelle aziende. La particolarità di questa parte dell'accordo è dovuta alla garanzia di un ampliamento del pluralismo della presenza sindacale negli organismi di azienda, mitigato da una quota di riserva per le organizzazioni. firmatarie dei contratti nazionali da attribuire in proporzione ai consensi elettorali ottenuti. È questa una formula originale che è stata possibile anche per la competenza personale del Ministro del Lavoro. Il Sen. Giugni ha definito questo accordo di tipo costituzionale. Si può concordare con questo giudizio per l'importanza della convergenza che si è realizzata tra i grandi soggetti economici: sindacato, associazioni padronali e Governo e 10 per la ricchezza degli strumenti e della materia che sono contenute nel protocollo sottoscritto. Ma occorre essere consapevoli che il vento della concertazione economica e sociale non spira più sull'Europa. La particolarità della situazione politica italiana può aver favorito la convergenza per realizzare l'accordo. Esso è un atto politico rilevante proprio nel momento di bassa congiuntura della politica del nostro paese. Si tratta ora di guardare al futuro. Accordi «forti» come questo, ed in larga parte programmatici hanno bisogno di un governo fortemente legittimato. E l'attuale governo è invece volutamente transitorio. Cosa accadrà con un nuovo Parlamento e un nuovo Governo? Si rafforzeranno i consensi per politiche concertative e di risanamento basate sui principi di solidarità e sulla volontà del superamento degli squilibri del Paese? Per queste ragioni l'accordo realizzato può essere il frutto tardivo di una stagione passata, che il sindacalismo confederale ha sprecato per le sue debolezze interne, oppure un'opportunità verso cambiamenti più profondi del modo di fare politica. È questa l'incognita per il futuro. Perché l'accordo sia un'opportunità occorrono quelle condizioni di trasformazione del sidacalismo confederale che da tempo sosteniamo: l'unità del sindacato, autonomia e di democrazia interna, scelte politiche condivise. Oltre, ovviamente, ad un quadro politico adeguato. Altrimenti rimane un buon patto sociale tra sindacati ed imprenditori che è uno strumento da non buttare alle ortiche. È comunque un pezzo di un riformismo moderno e socialmente accettabile.

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