Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

In Italia, dovrebbe esserci un particolare interesse ad affrontare questi temi, sia per l'estensione del settore pubblico, sia per l'avvio del processo di privatizzazione. Anche in questo caso, arriviamo per ultimi ed in stato di necessità. Ciò non dovrebbe impedirci di riflettere meglio, guardando alle altre esperienze, e proponendo questioni capaci di uscire dai confini nazionali. Per ora la privatizzazione in Italia ha contorni ed obiettivi confusi. In una civiltà giuridica come la nostra, può essere grande la tentazione di guardare più al mutamento della forma che alla sostanza, più a privatizzazioni formali, cioè, che reali. Sono una spia forse di questa impostazione, le motivazioni che l'Italia porta alla Cee in tema di concorrenza e di aiuti pubblici: questi sarebbero inesistenti, se provenienti per esempio dall'azionista, l'Iri, {)!L BIANCO ~ILROSSO •• au;Ju 2111•~ cu~• 111 e non dal governo, in quanto la holding pubblica avrebbe recentemente mutato forma giuridica. Un'argomentazione, diciamo la verità, poco persuasiva. Soprattutto, la vera questione che mi pare venga elusa nei processi di privatizzazione in Italia, è in quali settori abbia un senso il mantenimento di un'impresa pubblica, in quali abbia perso ogni significato. Mi rendo conio che, sotto la spinta del!' emergenza, tende a prevalere un ragionamento sulla vendibilità e sulle condizioni delle diverse imprese, nella speranza che questo porti liquidità ed aiuti un processo di risanamento finanziario. Se questa è però l'unica preoccupazione, rimane fuori ciò che è davvero importante: cioè quale politica industriale debba essere fatta in Italia, come utilizziamo il processo di privatizzazione per contribuire a ridisegnare il mercato italiano ed il sistema delle imprese. La questione vera del nostro Paese è infatti quella di una struttura economica molto polarizzata fra poche grandi imprese, tutte di capitalismo familiare, e sempre le stesse da troppi anni, ed una vastissima rete di piccole e piccolissime aziende. Questa situazione è alla base di altri fattori di debolezza del sistema italiano, come la scarsa internazionalizzazione o la ristrettezza del mercato borsistico. In conclusione, credo che debba essere fatto uno sforzo per riportare il dibattito e l'impegno per la privatizzazione su binari più corretti e produttivi: come viene utilizzala cioè per ricostruire il sistema economico ed industriale italiano, ripensando la varietà delle forme di impresa ed il ruolo dello Stato nell'economia, sia nella sua funzione crescente di regolazione, sia nel ruolo decrescente di gestore diretto. Leimpresepubbliche ildirittdoellaCee p er il diritto della Cee il regime della proprietà è retto dalla normativa nazionale e nessuna conseguenza deriva direttamente dalla natura del soggetto proprietario. (Juesta distinzione Ira natura del soggetto e natura delle attività economiche non fa che rafforzare, nell'ottica delle istituzioni comunitarie, il principio secondo il quale tutti i soggetti economici, comprese le imprese pubbliche, devono rispettare il diritto comunitario. In particolare la normativa sulla libera circolazione e quella sulla di Azelio Fulmini concorrenza. Limiti possono sussistere all'applicazione del diritto della Cee solo per le imprese incaricate della 0eslione di s rvizi d'interesse economico generale o aventi carattere di monopolio legale. Queste sono sottoposte al diritto della Cee solo nella misura in cui l'applicazione di tali norme non osti all'adempimento, in linea di diritto e di fatto, della specifica missione loro affidata. Ad ogni modo lo sviluppo degli scambi inlracomunitari non deve essere compromesso in misura contraria agli interessi della Comunità (ari. 90 Cee). Simile disposizione è stabilita all'ari. 37 Cee. 87 L'uguaglianza di trattamento Ira imprese pubbliche e private e il regime di neutralità rispetto alla proprietà delle imprese sono dunque i due principi stabiliti. Potrebbe porsi in linea teorica la questione di stabilire se ed in quale misura può sussistere un conflitto Ira «la missione affidata» all'impresa nazionale e gli «interessi della Comunità». Qualsiasi essa sia la risposta dovrà tener conio di due fattori: spelta agli Stati definire «la missione affidata»; spetta alle istituzioni comunitarie con-

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