Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

.Pll~ Bl.r\NCO lXILROSSO L'EUROPA E IL MONDO Lostatodell'impresapubblica nellaprospettivaeuropea a Commissione per i pro- L blemi economici, monetari e la politica industriale del Parlamento Europeo ha organizzato, poche settimane fa, un'audizione sull'impresa pubblica nella Comunità, cui hanno partecipalo parlamentari, imprese ed esperii. Si sono esaminale con attenzione le diverse esperienze e si sono enucleati i problemi principali di questa realtà. Il tema si è dimostrato così significativo e stimolante, da ipotizzare l'elaborazione di un lavoro organico, di un rapporto proprio da parte del Parlamento Europeo. Fino ad oggi le istituzioni comunitarie non hanno prodotto nulla di simile. Ciò è tanto più strano, se si pensa che mai come in questi anni, si è parlato di privatizzazioni e di ruolo dello Stato nell'economia. La prima elementare esigenza è proprio questa: conoscere in modo approfondilo una realtà così diffusa. Si sa a grandi linee che le imprese pubbliche rappresentano qualche cosa di più del 10% dell'occupazione complessiva e del 12% del valore aggiunto dei Paesi della Comunità. Si sa che vi è stata negli ultimi anni una tendenza costante alla diminuziodi Roberto Speciale ne di questa presenza. Non esistono però studi organici ed aggiornali sui diversi tipi di impresa pubblica, sulla presenza nei diversi settori industriali ed economici, sulle differenti realtà nazionali e territoriali. Le imprese pubbliche locali, poi, sono un grande arcipelago, tanto poco indagato, quanto certamente molto diffuso. La stessa definizione e catalogazione delle imprese pubbliche è incerta: mancano nozioni precise e consolidate. In assenza di queste, viene utilizzato un concetto generalissimo come quello secondo il quale è «pubblico» tutto ciò che si trova sotto l'influenza determinante dello Stato, cioè del settore pubblico di una nazione. Si fa insomma ricorso quasi ad una tautologia. Anche i Trattati comunitari si riferiscono alle imprese pubbliche indirettamente o in modo abbastanza generico. In particolare, i punii di riferimento sono gli arti. 37, 90 e 222 del Trattalo. Quest'ultimo articolo, il 222, esprime bene un punto di equilibrio, una preoccupazione politica, dal momento che dichiara l'indifferenza della Comunità al regime di proprietà esistente negli Stati membri. Per la verità, questa neutralità è più apparente che rea85 le, dal momento che l'asse culturale e politico principale della Cee è la concorrenza ed il mercato, e diversi provvedimenti, anche recenti, sembrano considerare con un cerio sospetto l'impresa pubblica, quasi come la persistenza di un'anomalia. Il problema politico centrale, d'altronde, è proprio questo: l'impresa pubblica va considerala un retaggio storico, una spia di un funzionamento imperfetto dell'economia di mercato, oppure, al contrario, una forma particolare di impresa che trova ancora oggi un suo campo di intervento, una sua giustificazione? Non c'è dubbio che in questi ultimi decenni, l'esperienza degli Usa, nei quali è storicamente assente l'impresa pubblica, ha influenzato grandemente l'Europa, dove invece questa realtà è stata, ed è ancora in parie, molto vasta. È altrettanto vero che i risultati negativi di numerose imprese pubbliche, in particolare in alcuni Paesi come l'Italia, hanno ulteriormente accreditalo l'idea che l'economia sana non può che essere privata. Il tracollo, poi, dei Paesi dell'Est e della loro economia pubblica, ha ulteriormente rafforzalo questa impostazione. Tutti questi falli sembrerebbero

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