parire con noi. Tra i beni che possiamo affidare c'è sicuramente la consapevolezza, ormai ineludibile, del vicolo cieco in cui ci conduce il privilegio accordato alla storia degli effetti. L'enfasi accordata alla produzione e al consumo dell'esistenza corrompe il desiderio; e rende debole il discernimento della giustizia che abita la sfera degli affetti vitali. E ciò avviene ad un tale livello di profondità, che esso neppure è sfiorato dalle raccomandazioni di un catechismo troppo sbrigatiD!LBIANCO '-'L. ILROSSO • 11•}.i•§t a ;J vo e di una psicologia troppo commerciale. Se pertanto non impariamo di nuovo a coltivare, in tutta la sua spirituale energia, la promessa iscritta nella storia degli affetti del mondo - nella consapevolezza della morte, ma anche a dispetto di essa nessuna scienza ecologica, né alcuna politica solidaristica, metteranno i nostri figli al riparo da quel diffuso nervosismo libidico che è la cifra tipica di questa fase di transizione. Dove il desiderio e il timore che accompagnano la speranza, incapaci appunto di comprendersi e di governarsi, si annullano a vicenda. La speranza in effetti, prima che questione dell'attesa di una vita futura, è questione dell'attaccamento a ciò che nella vita merita incondizionato rispetto: da parte degli uomini, come degli dei. E che la libertà sceglie, con ogni timore e tremore, anche contro la morte. Ma chi vuole coltivare di nuovo la sapienza necessaria per questa educazione sentimentale del cucciolo dell'uomo? Sperarel:'analisfiilologica e ilmestieredell'uomo he vuol dire sperare? Tante cose, secondo i filosofi, i teologi, gli antropologi. e Nel corso dei secoli forse niente, come la speranza, è stato analizzato e sottoposto a critica. E tuttavia già una piccola ricerca etimologica, al livello della più elementare analisi della lingua, può essere molto istruttiva. - Latino e derivati: la speranza come resistenza nella difficoltà. Nelle lingue neolatine, come la nostra, e anche il francese, lo spagnolo, il portoghese, il termine è speranza, éspoir, esperanza, e simili. La radice etimologica, presente nel latino spes, è il monosillabo spat, che è anche di spatium, e indica la capacità di occupare un terreno, di allargare le radici in basso, di radicarsi al suolo, sulla base appunto solida, che non tradisce. di Giovanni Gennari Uomo di speranza, in questo senso, è colui che sa resistere senza cedere nella tempesta, che sa tener duro nella difficoltà, resistendo grazie alla profondità delle radici, al tentativo di chi vuole rovesciarlo, sradicarlo dalla solidità del terreno vitale su cui è nato, portarlo via in balia di altri progetti, di altre mete, di altre attese che gli verrebbero imposte con la sopraffazione... - Lingue anglosassoni: la speranza come capacità di scavalcare ogni ostacolo Se si va a guardare, invece, il termine che è usato nelle lingue nordiche, anglosassoni, l'inglese, il tedesco, l'olandese, lo svedese e simili, si trova una radice comune molto singolare, e che arricchisce il significato del termine. In inglese, infatti, la speranza è Hope, in tedesco Hoffnung, in olandese Hoope, e nelle altre lingue nordiche troviamo le consonanti h e p. I dizionari linguistici fanno risalire tutte le 83 forme al radicale hpf, presente in particolare purezza nel tedesco huepfen, che vuol dire saltare. Anche il cavaliere, infatti, quando vuole far fare il salto al cavallo, esclama «Hop», e anche da noi il salto si accompagna con l'invito «oplà»... In questo senso l'uomo di speranza non è più solo colui che non cede alla violenza di chi vuole scalzarlo dalla radice, ma anche colui che sa scavalcare gli ostacoli, che non si ferma di fronte alle difficoltà che la vita frappone ai suoi progetti, e che riesce ad andare avanti nonostante tutti gli ostacoli, i muri, i trabocchetti che i nemici del suo progetto disseminano sul suo terreno. Resistenza, dunque, ma anche agilità, solidità e mobilità, radicamento e progetto in avanti. È un opportuno complemento per descrivere una autentica speranza umana, non astrattamente ottimistica, non caparbiamente conservatrice del passato, non vana-
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