Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

{) .!J, BIANCO W.ILROSSO Piiiiliii ri ... Una razza, sotto l'aspetto biologico, può dunque definirsi come un gruppo fra quelli che costituiscono la specie Homo sapiens. Questi gruppi possono incrociarsi gli uni con gli altri, ma per causa delle barriere che li hanno più o meno isolati nel passato presentano alcune caratteristiche derivanti dalla loro particolare storia biologica .... Riassumendo, la parola «razza» designa un gruppo o una popolazione caratterizzata da una certa frequenza e distribuzione di geni o caratteri fisici che nel corso del tempo compaiono, variano e spesso scompaiono per effetto di un isolamento dovuto a fattori geografici o culturali .... I gruppi nazionali, religiosi, geografici, linguistici o culturali non coincidono necessariamente con i gruppi razziali. ... Le razze umane sono state classificate, e lo sono ancora, in modi diversi dagli antropologi fisici, ma in questo momento, la maggiore parte di essi è d'accordo nell'assegnare gran parte della specie umana a tre gruppi: mongoloide, negroide, caucasoide». Dichiarazione che, nel suo complesso e nonostante l'autorevolezza della fonte, non sembra oggi più accettabile, Aushwitz non è stato soltanto un incidente di percorso, non è stato solo una momentanea, episodica deviazione. L'Olocausto ci richiama duramente al semplice fatto che la «civiltà europea» non è da intendersi come un risultato raggiunto per sempre, sicuro fur ewig. La ricaduta nella barbarie è sempre possibile. Di fatto, oggi (1992) ciò che avviene nella ex-Jugoslavia, la lotta fratricida (ma c'è guerra che non sia fratricida?) fra serbi croati e mussulmani presenta caratteristiche analoghe allo sterminio tentato dai nazisti. Le campagne per la «pulizia etnica», che già nel termine evocano fantasmi nazistici, hanno riportato ai nostri occhi increduli i campi di concentramento, uo-- mini e donne smagriti dagli occhi infossati e dai corpi piagati dietro il filo spinato, tutto uno spettacolo già visto che sa di Buchenwald e Auschwitz e ricopre tutta l'umanità di vergogna. Non solo: ci ricorda che non ci sono soltanto i ghetti degli altri. Insieme con i Lager nazisti, non va dimenticata quella che era, fino a tempi recentissimi e che continua ad essere, almeno in parte, l'apartheid del Sudafrica, e inoltre la discriminazione di fatto e la segregazione degli afroamericani negli Stati del Sud degli Stati Uniti e nelle grandi città del Nord, le emarginazioni a sfondo razziale a Londra come a Parigi, a 8 Francoforte, a Milano, il razzismo e la violenza anti-minoritaria contro gli «asylanten» e gli immigrati extra-comunitari, ma anche contro i cittadini di paesi economicamente più deboli della Comunità europea, a Dresda, Amburgo, Monaco, Berlino, in città antiche e dal passato civile, come Firenze, Napoli, Milano e Torino, e in villaggi sperduti nella Germania del Nord, come Mòlln, e nell'Italia del Sud, come Villa Literno. La violenza è tornata in Europa, nelle città, nei grandi centri metropolitani, ma anche nelle periferie emarginate e nei piccoli paesi delle regioni rurali, là dove ingenuamente si crede che alberghino solo antiche consuetudini, buon umore, ottima cucina e armonia sociale, ma in cui affondano invece le radici della diffidenza verso lo straniero, l'odio per il diverso, l'antica rabbia distruttrice e i radicati pregiudizi contro l'ebreo astuto e usuraio. In Germania i naziskin hanno ucciso in dieci mesi più persone di quante ne abbia uccise la Rote Armée Fraktion in vent'anni. Gli attacchi dei naziskin sembrano imprese di giovani balordi a caccia di emozioni forti e di occasioni per esibire un coraggio che non hanno. In realtà, a ben considerarli, mostrano una tattica collaudata e una strategia studiata a tavolino: aggressioni notturne, contro edifici incustoditi e in quartieri cittadini periferici oppure in villaggi cui non possa giungere alcun aiuto in tempo utile; simboli e scritte vagamente rivoluzionarie, in realtà legati quasi sempre al passato nazista, ma in modo equivoco, a mezza strada fra il club sportivo e la squadra di boyscout, con alcune eccezioni attentamente calcolate, in cui sono sapientemente mescolati divise paramilitari, giubbotti neri tipo blousons noirs, berretti con visiera e occhiali da sole per mascherare, almeno in parte, il viso e rendere più difficile il riconoscimento nel caso di interventi della polizia; armi improprie, come manganelli o coltelli e lime, ma anche armi da fuoco automatiche e soprattutto pistole lanciarazzi, utili per appiccare incendi a case d'abitazione, con preferenza per le case, abitate dagli stranieri, specialmente turchi e operai di colore, ostelli per profughi, immigrati extra-comunitari, lavoratori che, con ironia inconsapevole, il vocabolario ufficiale indica come «Gast-Arbeiter», lavoratori «ospiti». La tattica e la strategia, insieme con la distribuzione geografica delle aggressioni, che appa-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==