Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

sa», nelle vastissima rete di solidarietà Caritas e nella rete altrettanto vasta del circuito dell'affidamento, delle case-famiglia, delle famiglie affidatarie, delle comunità di accoglienza di handicappati, anziani, bambini difficili, c'è una riserva di speranza che chiede anche rappresentanza politica (non solo degli interessi sociali di solidarietà ma anche, appunto, delle speranze che coltiva) e che invece è quasi priva di rappresentanza politica o fortemente dispera a diaspora in diverse espressioni di voto tutte considerate comunque provvisorie. Ma fuori di questo circuito prevale la domanda di discontinuità sulla ricucitura del nesso politica-speranza in fondo il movimento referendario o il movimento neo-azionista di «Alleanza democratica» così vengono percepiti dalla gente: come occasioni provvisorie di discontinuità con il dominio degli apparati ·autoreferenziali. Non come progetti portatori di speranze in politica. Così il volontariato continua ad essere una camera di compensazione nella quale si scaricano non solo le grandi riserve energetiche e vitali della solidarietà e della fraternità, ma anche frustrate energie partecipative, domande di cittadinanza, domande e forti esigenze politiche che non trovano sbocchi, o rappresentanza anche nel «nuovo» percepito come gE?nerico, funzionalista, anche se necessario e degno di attenzione e di mobilitazione parziale e «stagionale». Certo, la secolarizzazione della politica, al tramonto del secolo di ferro e di fuoco, del secolo del «pensare forte», delle grandi architetture ideologiche (che è non solo il tramonto del marxismo ma anche della socialdemocrazia, del cristianesimo democratico, del liberalismo, almeno come correnti «calde» e di pensiero «forte»della politica), da una parte riduce le speranze politiche allo stato laicale; dal!'altra propone la scissione progressiva tra governo, amministrazione, progetto, e movimenti di opinione pubblica esterni ai palazzi della decisione e della legislazione. È vero che sono cresciuti i movimenti per i diritti umani, i movimenti per la pace, i movimenti di solii) .!J, BIANCO ~ILROSSO • •11 ~1§t• a ; 1 Enrico Prampolini Terzo scarabocchio embrionale. Materializzazione di spessori atmosferici ( 1914) darietà e cooperazione interanzionale, i movimenti ecologisti. Ma, rispetto ai centri decisionali e legislativi o amministrativi, questi movimenti e nuovi attori sociali sono «ambiente», «riserva etica», oppure aggregazioni temporanee su singoli obiettivi. La politica è, sicuramente, anche, o soprattutto, contenimento del male. La sovraesposizione etica dunque non è la quotidianità dell'agire politico e della società politica. Ma le variabili emotive sono altrettanto decisive e, per così dire, «strutturali», intrinseche alla politica. Non c'è razionalità politica che escluda l'emozione. Riti e simboli, slogan, cortei, gesti, striscioni, grandi manifestazioni emotive, veglie e marce sono altrettanto importanti, e in molti casi più decisivi, dei programmi. Dunque, senza «speranza», senza ethos, senza domanda di cambiamento, può esistere «politica». Neppure le proposte politiche di conservazione dell'esistente, di mera amministrazione «indifferente», possono sopravvivere e conservare consensi, fuori da un universo di simboli, di richiami morali, di riferimento a visioni più generali 79 della vita. Ancor meno su programmi di soli cambiamenti delle regole o di pura razionalità politica, possono affermarsi programmi o aggregazioni «progressiste». Ma d'altra parte il solo richiamo alla speranza è destinato al fallimento, almeno in situazioni di complessità, pluralismo diffuso e frammentazione sociale e culturale. Solo in situazioni eccezionali - questo è avvenuto per la leadership di Martin Luther King e di Bob Kennedy - di fronte alla gravità immediata di situazioni di ingiustizia e povertà di maggioranze o di rilevanti minoranze, la politica può nascere sul prioritario e inizialmente quasi esclusivo richiamo alla speranza. D'altra parte solo sentieri di speranza possono creare consensi e rappresentanza politica a interessi sociali altrimenti destinati alla marginalità o alla sconfitta di fronte ad interessi dominanti forti, a gruppi di potere, a collegamenti di poteri non trasparenti. Politica, per chi ha un forte senso della storia e della vita, dei rapporti umani, dell'eguaglianza - che è un diritto di cittadinanza - della giustizia, non può che essere capacità di raccolta di consensi su obiettivi differiti che, dunque, chiedono sacrifici o solidarietà per programmi e soluzioni di governo dalle risposte non congiunturali. I cattolici, ma anche tutti i democratici autentici di tradizione liberal o laburista, non possono ignorare il nuovo grande conflitto che ha sostituito il conflitto di classe e il conflitto ideologico liberismo-comunismo; è lo scontro di chances, di interessi, di destini, insomma il «fossato, che divide il Nord dal Sud del pianeta con ingiustizie umanamente e razionalmente tollerabili. Di fronte ai dannati della terra non può esistere politica senza speranza. Ovvero la politica, senza speranza, diventa arte di governo tirannico, tirannia, conservazione del potere, codificazione dell'ingiustizia eretta a sistema. Dunque i cristiani, pur superando la cultura parrocchiale degli anni '50 e la tentazione del «faida te» nel confronto con la grande letteratura libera e radical occidentale, per statuto interiore e costituitivo dello stesso essere cristiani

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