{)!LBIANCO ~ILROSSO tiiii;ii•M questo punto di vista, sullo stesso piano. per questa ragione, di merito e di metodo, l'Olocausto, nelle società moderne tecnicamente avanzate, potrà ripetersi. Perché non è una sorta di follia collettiva. O non è questo soltanto. E non è neppure una aberrazione episodica. È un esito, forse inevitabile, del tutto logico, che trascende il piano della volontà individuale. Quando gli esseri umani sono ridotti a numeri, cose, cifre, ossia, nel senso più letterale, quando gli esseri umani sono «cosificati», cessa dal valere la distinzione fra la regola formale, tecnica, e la legittimità sostanziale. Bisognerebbe comprendere che le leggi scritte non sono niente, se manca lo «spirito» delle leggi, l'aura che le ispira, il «regime», ossia un insieme di regole e di costume o, meglio, di regole che sono anche costume, etica vissuta. L'oggettualizzazione delle persone è la premessa fondamentale per realizzare l'Olocausto. Questa premessa è ancora oggi all'opera. Non è solo la «banalità del male». È il male della banalità: il nottambulismo del quotidiano che fa scambiare le atrocità più disumane per ordinaria amministrazione. (Cfr. in proposito H. Arendt, La banalità del male, tr. it. Il Mulino, Eichmann a Gerusalemme, la ed. 1964; nuova ed. Feltrinelli, Milano, 1992; Z. Bauman, Modernità e Olocausto, tr. it. Il Mulino, Bologna, 1992; D. Dwork, Children with a Star-]ewis youth in Nazi Germany, Princenton University Press, Princenton, 1991. Ma forse l'opera più sugggestiva in ---------- ----- ----- -==------ ~ ~ G o ---- Jf ---~ Filippo Tommaso Marinetti Parole in libertà (1915) -==------- ... 7 proposito è quella di Hans Jonas, L'idea di Dio dopo Auschwitz, tr. it. Il Melangolo, Genova 1990. È appena necessario ricordare che si pensa qui allo «spirito delle leggi» di Montesquieu, ma anche al grande dialogo platonico Le Leggi, in cui lo straniero d'Atene fa comprendere come non si possano ad libitum decretare leggi, senza tener conto del «brodo sociale primordiale», ossia all'ambiente in cui si pensa che dovranno avere efficacia; in altre parole, legalità formale e legittimità sostanziale, anche se mai si potrà scoprire e stabilire esplicitamente un «diritto naturale», non vanno confuse). Bisogna reagire, con urgenza riscoprire il valore delle differenze, la forza della particolarità, il significato delle minoranze. Che le razze siano diverse è un fatto positivo. Bisogna metterle in grado di unire i loro punti forti e di integrarsi a vicenda, senza snaturarsi, per quanto riguarda i loro «doni» peculiari. È una fortuna, per l'umanità nel suo complesso, che la realtà delle differenti razze umane resti innegabile. A questo proposito, che si torni a parlare e a discutere liberamente e fin spregiudicatamente di razze e di cultura è un fatto altamente positivo. Le «dichiarazioni sulla razza» dell'Unesco, che più sopra abbiamo menzionato, sono perspicue e vanno riportate testualmente per esteso: «Dal punto di vista biologico, la specie Homo sapiens è composta di più gruppi che differiscono gli uni dagli altri per la frequenza di uno o più geni particola- '';.,.,,., ... .:~~~~ ........... \~. {. . ·-., ... lu-"o':.' · -·. . ...........
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