' {)!LBIANCO ~ILROSSO 1 n•~i§t I a ;J Epossibilegovernareil futuro? Per un'utopia non utopica e ertamente è possibile agire sul futuro; anzi, è impossibile non agire, con l'esempio, la parola, le trasformazioni di scienza e tecnica. Ma quanto al «governare» si usi una certa prudenza. Qualcosa si può fare, a determinate condizioni. Per esempio, che non si voglia interpretare la storia in chiave fatalistica o casualistica; ed anche purché non si cada in qualche utopia. Cullarsi su un tanto di onnipotenza non farà male. Benché lo stesso buon Dio fu sorpreso dal serpente, dalla donna e dagli angeli. Chi non ricorda Benito Mussolini? «Tutta l'Europa sarà fascista o fascistizzata». Il filosofo Remo Cantoni accusava, «Tusei fuori dalla storia». Ove «storia» significava il marxismo universale ed irreversibile. L'ambizioso Ottorino Respighi: «La Scala, che è intelligente, da ora in poi inizierà la stagione con l'Orfeo di Monteverdi e la chiuderà con il mio Orfeo». Meglio Padre Agostino Gemelli: «I Regimi? Come i bambini hanno il morbillo, la scarlattina, la tosse asinina. Poi torna tutto come prima». Certo, bisogna essere prudenti con «ipiani prestabiliti». Si ricordi comunque che soltanto i progetti contraddittori sono irrealizzabili, ma proprio dalla loro proposta si possono avere le conseguenze più impreviste e spettacolari. Ritorno sull'utopia. Essa nasce contraddittoriamente dalla pretesa di avere un individuo ed una società felici, Presuntuoso! di Silvio Ceccato ma conservando gli uomini quali sono. Concepibile così è l'Inferno, ma non un Paradiso. Il Governatore farà bene ad interpretare la storia in chiave deterministica, cioè con gli eventi legati fra di loro da cause moventi e finali. Del resto, con l'uomo si può osare, ed è stato osato di tutto. Soprattutto isolando dell'uomo una faccia, un aspetto, ed agendo su questo. \ ' ' ··" -~ Leon Chwistek Progetto di Hotel a Zakopone ( 1921) 65 I\, I V .. , ; Penso all'uomo alle prese con il «giusto» (quello per esempio della «guerra giusta»), ridotto ad un solo criterio di applicazione. Il giusto che tiene conto dei meriti (socialismo ideale); che tiene conto dei bisogni (comunismo ideale); che tiene conto delle leggi (Stato di diritto); che tiene conto di un'eredità che sia stata lasciata, di sangue o di conquiste (i privilegi); che tiene conto delle opere (i soliti anonimi); che tiene conto della forza (perché sarebbe peggio se comandassero i deboli); e così via. E così si pensi all'uomo oeconomicus, tutto pregno di economia, dimenticando che dietro all'economia non ci sta solo l'economia, ma qualcosa di piti radicato. Tuttavia, ora vorrei al di fuori di ogni scetticismo contribuire in qualche modo ad un futuro, migliore del nostro presente ed anche del nostro passato. Lo faccio, presuntuoso!, presentando un'utopia non utopica, frutto di molti studi, sull'uomo-animale e sull'uomo l'essere più costruito ed artificiale fra i viventi. Penso anche a Tommaso Moro: come servirsi delle sue opere, del suo esem'pio? Escludiamo subito l'Isola Felice. Doveva essere «fondata sul lavoro» (ahi, le nostre esperienze!), contenere una società felice, per aver assoldato come mercenari i malvagi che, combattendo fra di loro si sarebbero uccisi a vicenda (la mafia insegna che non basta, i superstiti sono sempre troppi). Noi però conosciamo oggi un tanto degli individui e della società che, se esclude un qualsiasi talismano, permette di prospettarsi una «Ingegneria
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