E a proposito della preoccupazione assai diffusa, nella letteratura spicciola sull'argomento, che la pianificazione soffre della mancanza di «strumenti» piuttosto che di obiettivi, sempre il Leontief, con grande visione dei problemi del metodo, protestava che «considerando in qual misura e con quanta varietà di modi attualmente lo stato influenza il funzionamento dell'economia, una delle nostre minori preoccupazioni dovrebbe essere la mancanza di strumenti per accellerare, sterzare e frenare da usare per giudare l'economia dolcemente e senza pericoli lungo una strada scelta. Il vero problema è che lo stato non soltanto non sa che strada vuole seguire, ma non ha nemmeno una carta stradale. Per peggiorare le cose, uno degli uomini dell'equipaggio schiaccia l'acceleratore, un altro lira i freni, un terzo gira il volante e un quarto suona il clacson. È questo il modo - conclude Leontief il suo argunlo paragone - per arrivare sani e salvi a destinazione?» (ibidem p. 156). 4 Il bisogno di rigore logico e concettuale, non ha niente a che vedere con la (ovvia) considerazione che Ira destinazione volontaria e destino involontario e casuale, nella vita concreta, delle persone, della società, e delle navi si produce un inevitabile mix. La relazione prodotta da questo mix non è una reazione logica, ma solo casule. Scambiare le due produce solo approssimazione e confusione. Significa solo rischiare di non riconoscere i fatti casuali per tali e le azioni volontarie per tali, e rischiare di scambiare gli uni per gli altri, in un pasticcio eclettico. 5 Planning society invece che planned society, come si espresse - con felice giuoco di parole - una Commissione governativa americana del 1977, quando fu chianata a suggerire, al Presidente e al Congresso, una riforma del governo federale per lo sviluppo del paese. (Forging America's Future: Strategies lor National Growth and Development. Reporl of the Advisory Commitlee on Naional Growlh Policy Processes, Washington, Gpo 1976). 6 Per entrare in un altra metafora, sappiamo bene quanto gli interventi inconsapevoli e disordinati di un vigile o di un semaforo mal programmato in un crocevia molto frequentalo, richiano di essere peggiori che l'assenza totale di vigile o semaforo, assenza che lascia agli automobilisti la responsabilità di autogestirsi alla buona priorità e turni. Ma non per questo saremmo disposti a preferire sempre l'assenza di ogni regolazione del traffico. 7 «Si ha l'impressione che le politiche li- {)!L BIANCO ~ILROSSO 11111..1§1 1 3;1 scali e monetarie tradizionali, basandosi su una descrizione ed analisi del sistema economico in termini aggregati e molto per somme linee, siano in grado di compensare la mancanza di previsioni sistematiche allo stesso modo in cui il tirare freneticamente su e giù la leva della carburazione è in grado di correggere il cattivo funzionamento di un motore. A volte funziona, ma solo a volte». Così ancora il Leontiev, nel saggio già cit. p. 151. 8 Così è fortemente sostenuto della Commissione governativa americana del 1977, ricordata nella nota 5. 9 Non posso non ricordare le recente prima Conferenza Mondiale sulla Scienza della Pianificazione che ha avuto luogo in Italia, a Palermo, nel settembre 1992, sotto gli auspici dell'Unesco, dell'Università delle Nazioni Unite di Tokyo e dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze, e che ha consolidato l'iniziativa di un gran numero di studiosi provenienti da diverse discipline per un movimento scientifico di fondazione di un approccio disciplinare nuovo, più aderente ai grandi compiti operativi degli stati moderni. Si é dato vita ad una Accademia per il progresso degli studi di pianificazione, i cui presidenti onorari sono Wassilli Leontief e Jan Tinbergen. Si veda il contributo di chi scrive alla Conferenza di Palermo: Verso una nuova disciplina della pianificazione, 1992; e il saggio «The Resetling of Planning Studies», in: Kuklinski A. (ed.), Society, Science, Government, KBN,Warsaw, 1992. 10 Dice Leontiev, sempre nel saggio già ripetutamente citalo: «La discussione pubblica e la scelta democratica tra le possibili alternative saranno possibili soltanto se ogni alternativa sarà presentata dettagliatamente in modo concreto e tangibile, piuttosto che servendosi di termini così generici come reddito pro capile, saggio medio di disoccupazione o saggio annuale di crescita del deflatore implicito. L'apparato tecnico che ci servirebbe per proiettare immagini realistiche così dettagliale è destinalo ad essere molto complicalo e costoso... Quando si affronta la preparazione del piano economico di un paese, nessuno sforzo deve essere risparmiato per far uso delle tecniche più sicure di raccolta ed elaborazione dei dati e dei procedimenti più avanzati di costruzione di modelli economici e di calcolo. I progammi dei più importanti istituti statistici nazionali dovranno essere notevolmente potenziali e, in alcuni casi, rivisti. Molte delle informazioni addizionali necessarie possono essere ottenute non tramite questionari ufficia64 li, ma tramite metodi più raffinali, impiegali con successo nelle ricerche di mercato, e con l'aiuto di organizzazioni private specializzate nella raccolta dei dati. La maggior parte di coloro che fanno previsioni economiche le espongono in termini così aggregati che particolari importanti relativi, per esempio, alle previsioni sul progetto tecnologico o sono trascurati fin dall'inizio o sono dispersi nell'ascesa (o dovrei dire discesa?) dai concreti dettagli ingegneristici alla formazione di indici rappresentativi o di vasti aggregali statistici» (ibidem p. 154). 11 Keynes suggeriva una sorta di «fordismo» applicalo all'intera economia di un paese: prefinanziare la domanda affinché l'incremento della produzione di massa, tipicamente industriale, che scaturiva dal pieno impiego dei fattori e dalla conseguente produttività e profittività delle imprese si traducesse in un nuovo equilibrio economico del bilancio sia dello stato che dell'intera nazione (al prezzo, magari, di un certo tasso di variazione del parametro monetario, cioè dell'inflazione). 12 Per usare una felice espressione di G. Ruffolo, in La Qualità sociale, 1984. 13 Che si unisce oggi in Italia ad una diffusa delegittimazione delle forme tradizionali di rappresentanza, sulla quale non occorre aggiungere nulla a quanto si è detto e sentito). 14 Ho ampiamente sviluppato le caratteristiche storiche, la funzionalità e le promesse del «terzo sistema» e dell'economia associativa in numerose occasioni e scritti in passalo. Si veda una relazione svolta ad una Conferenza intergovernativa dell'Ocse del 1984 («The possibilities lor Employment Creation in the «Third» Sector, in: Oecd, Employment Growth in the Context of Structural Change, Paris, 1985), e un riassunto nella rivista della Cgil, Quaderni di Rassegna sindacale: «Un nuovo Modello di Occupazione: l'Economia Associativa», Anno XXII, marzo-aprile 1985. 15 Infatti se era accettabile, nella sua approssimazione quando il settore pubblico rappresentava il 10-15%del Prodotto nazionale, è del tutto inaccettabile, perché profondamente distorcente, oggi che il settore pubblico rappresenta più del 50% del prodotto nazionale in quasi tutti i paesi avanzati. 16 In Francia per esempio si è molto avanzati nello studio delle pratiche per il finanziamento del terzo settore (si veda in proposito X. Grelfe, X. Dupuis & S. Pflieger, Financer l'Economie Sociale, Paris 1993). 17 Vedasi ancora W. Leontief, in collaborazione di F. Duchin, The Future lmpact of Automation on Workers, Oxford (1986).
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