i)!LBIANCO a-l., ILROSSO 1111)-i§t•M;J Governodelfuturo e concertazionseociale Governo del presente e governo del futuro: due concetti antitetici u no degli autori che più hanno contribuilo a costruire metodi per un appropriato governo della economia, il Tinbergen, si è sempre preoccupato di separare la funzionalità: a) della politica economica «quantitativa», che si poggia su nessuna variazione nella struttura o regime della economia; b) della politica «qualitativa», che implica delle opzioni di politica preventiva, con mutamenti di struttura su fondamenti dati; c) della politica che presuppone «riforme» (cioè mutamenti nei fondamenti) della struttura 1 • Questo modo di separare le diverse funzionalità della politica economica, ha fatto chiarezza - non sempre usata nei correnti dibattiti - fra le diverse nature e le diverse regole dei vari approcci alla politica economica. Ma non ne ha migliorato l'efficacia. Infatti, se da un lato si è cercato di raggiungere la «neutralità» cieli'analisi economica e delle tecniche di politica economica (un antico sogno epistemologico); dall'altro non si è messo abbastanza in rilievo; e si è trascurato, che, metodologicamente, gli «obiettivi» di una comunità (intesi come insieme di preferenze individuali, ma anche collettive) possono essere complessivamente e utilmente valutati insieme anche agli stessi vincoli istituzionali e ai di Franco Archibugi loro possibili mutamenti o riforme. O, meglio, che anche i vincoli istituzionali possono essere considerati una variabile dipendente delle scelte economiche preferite. E non - necessariamente - solo dei «dati». Questa opportunità emerge con maggiore evidenza quando si introduce un orizzonte temporale al governo dell'economia; quando cioè questo governo si propone come governo del futuro2 . Qui i termini stessi del concetto di governo tendono a modificarsi. Come governo del presente, si può anche concepire un governo portato su problemi emergenti, il più delle volte separati, episodici, sui quali si chiedono e si danno, per lo più, risposte ad hoc. Ne consegue un sistema di obiettivi assai limitato, e assai poco «sistematico», cioè poco consapevole della complessità e delle interdipendenze esistenti nel sistema stesso. E l'esperienza predominante offre situazioni coerenti con l'assunto: dall'intervento così poco comprensivo e coordinato, nel breve domina, più che i fattori di governo, la auto-regolazione del sistema, scarsamente prevista e quindi «governata», e spesso neppure valutata ex post rispetto a possibili alternative. Come governo del futuro, all'opposto, incomincia ad essere inconcepibile un governo che non si proponga di conoscere e valutare tutte, o almeno in buona parte, le interdipendenze delle componenti del sistema che si vuole governare, che sono condizioni di efficacia del governo stesso. Al paradigma della governabilità del futuro, il 56 governo del presente è semplicemente un non-governo (o un'illusione, una finzione, di governo; o, se si preferisce, una caricatura di governo). Per usare una metafora utile, sarebbe come se si potesse concepire il governo di una nave senza una rotta, una destinazione (magari anche da cambiare cammin facendo), come obiettivo del viaggio3 . A questa scala, il governo del presente (senza né rotta né destinazione) della nave si può concepire solo come governo della sopravvivenza fisica della nave stessa (contro eventuali pericoli emergenti: tempeste, scogli, ammutinamenti, epidemie, o altro), non come governo della destinazione4. Se non si crede che la nave, o (fuori di metafora) la società, possa avere una sua preferita destinazione, ma si crede, invece, che essa sarà determinata - nel bene e nel male - da forze sue proprie (destino, provvidenza o caso) non ha alcun senso di parlare di «governo del futuro». E l'espressione «governo» viene ad assumere tutt'altro significato: quello di governo delle emergenze, o del presente, totalmente, logicamente, diverso da quello del «futuro». Insomma, occorrerebbe, innanzitutto, aver chiaro e scegliere di che cosa si sta parlando. Ogni governo del futuro presuppone pertanto fiducia e volontà di programmare in qualche modo questo futuro. A questo punto, la questione si divide in tre aspetti; a) che cosa programmare, e quindi fare oggetto, di questo futuro, (per es. il
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