DlL BIANCO ~ILROSSO •1•1AAJ•M;I Premessai:nostroi rizzonti lenostresperanzei,nostrilimiti p ensare il futuro. Ancora di più: ipotizzarlo, progettarlo, programmarlo, governarlo. Appare, per dirla con l'aggettivo che in questo Dossier utilizzaanche il prof. Silvio Ceccato, presuntuoso. Eppure occorre farlo. L'uomo è tale anche perché, a differenza di ogni altro animale, - come ha scritto Leopardi-, non «si appaga», ma si cruccia, è insoddisfatto, soffre, lotta, si interroga, spera e in fin dei conti «pro-getta», cioè getta qualcosa, o addirittura se stesso, oltre l'ostacolo, oltre il presente, oltre l'immediato. È l'importanza del futuro. Dicono che oggi questa importanza aumenta anche perché è in vista il Duemila. Sfatare, a questo proposito, le leggende sull'anno Mille, del tutto inconsistenti, - come nel numero scorso ci ha dimostrato l'intervista a Jacques Le Goff -, non serve a togliere significato all'attesa, alla speranza, agli interrogativi sul prossimo secolo, il primo del nuovo Millennio. La data è una convenzione, certo, basata sui calcoli forse sbagliati di un oscuro monaco del VI secolo, ma il fascino del Duemila resta, per tutti. Come se morisse un'epoca, e dalle sue ceneri ne dovesse nascere per magia un'altra. Una magia evocata tante volte negli ultimi decenni ogni volta che, in positivo o in negativo, qualcuno, scienziato, uomo di religione, di economia, di finanza, di medicina, di astronomia, di armamenti, di ambiente, e altro, ha pronunciato la parola consueta: Entro il Duemila .... di Giovanni Gennari Quasi trenta anni fa il famoso rapporto del Club di Roma ha dato una scossa: lo sviluppo del mondo non era sostenibile, a quei ritmi, oltre il 2100. Pare che nessuno lo abbia preso sul serio, se si guarda al presente. Eppure mai sono mancati gli allarmi: le previsioni, le profezie, i calcoli, gli annunci catastrofici si sono succeduti gli uni agli altri, e con essi, quasi a controbilanciarli in un equilibrio senza cambiamenti, le speranze, le illusioni, le prediche, i richiami. .. Raccontano le leggende che nell'anno Mille i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse, e cioè la Guerra, la Peste, la Fame, e la Morte, avevano grande spazio nell'immaginario della gente. Era la conseguenza della previsione della fine e di un nuovo inizio, come appunto nell'Apocalisse. Oggi le profezie non vanno di moda, almeno tra la gente perbene, le visioni neppure, e alle previsioni si preferisce il calcolo delle probabilità, con l'aiuto della scienza moderna, della tecnica, degli strumenti della statistica. Tutto diverso, certamente, ma se si guarda alla sost nza forse i Quattro Cavalieri sono ancora lì. La Guerra: Bosnia, Somalia, Kossovo, Kurdistan, Armenia ... C'è solo l'imbarazzo della scelta. La Peste: Aids, e basterebbe la parola. Ma dicono gli epidemiologi che torna la tubercolosi, che i vaccini antichi non fanno più effetto, che il buco nell'ozono, e altro ... La Fame: mai come oggi gli uomini hanno tanto mangiato e hanno tanto avuto fame, a milioni, a miliardi. .. 54 La Morte: basta guardarci attorno, se non proprio dentro ... Nessuno fa più profezie, ma lo sport delle probabilità, magari affidate alle lotterie dei sondaggi è uno dei più diffusi. E così apprendiamo che nel XXI secolo, secondo le opinioni degli uomini di fine XX secolo, il 78% prevede la cura per l'Aids, il 77% la cura per il cancro, il 73% una donna presidente del Consiglio anche in Italia, il 66% la cura per il raffreddore, e il 57% la diffusione dell'auto non a benzina. Non basta: il 74% non crede che nel prossimo secolo ci sarà il ritorno di Cristo e la fine del mondo. Il 39% prevede condizioni di vita migliori per tutti, contro il 33% che le prevede peggiori e il 28% che le pensa uguali ad oggi. E il 38% prevede che il Giappone insidierà il trono mondiale agli Usa, il 29% pensa che sarà la Germania, il 17% la Cina, 1'11% la Russia. Per la cronaca, all'Italia non pensa nessuno. Nel 1939, alla fiera mondiale, il motto programmatico era: «Costruire il mondo del futuro». Nessuno previde che si sarebbe cominciato subito, con l'invasione nazista della Polonia, a distruggere il mondo del presente ... Solo 20 anni fa molti pensavano che presto l'Urss avrebbe invaso il mondo, e che solo il ritorno di Cristo avrebbe scongiurato l'evento catastrofico. Sette religiose, a milioni, hanno falciato seguaci e dollari, in nome di una paura del futuro descritto con le tinte forti. Oggi tutto è meno esasperato, ma anche gli ottimismi del passato sono un ricordo. Nessuno mostra più la fi-
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