Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

~li~ B11\NC{) '-X_IL lt()SS() Sullaviolenzadeinaziskin. Casualitàoprogetto? di Franco Ferrarotti L'olocausto e il suo significato estate precoce e calda verso cui ci incam- L I miniamo promette di non risparmiare i colpi. La cronaca si è fatta densa. Ci bombarda, si può dire, ad ogni ora del giorno e della notte con notizie terribili: bombe a Roma e a Firenze, fuoco contro gli «asylanten» e bambine bruciate vive in Germania, fa ripresa della carneficina a Sarajevo, i tre italiani di Brescia trucidati in Bosnia, il massacro di pakistani in Somalia. Il vissuto è più ricco del pensato. È difficile tener testa all'orrore che si è fatto normalità quotidiana. Eppure, bisogna resistere. Non bisogna rinunciare a pensare, a riflettere, a distinguere. Alcuni quotidiani, come «Il Giornale» (del 30 maggio 1993)hanno cominciato a battere la strada della consolazione a buon mercato. Da noi, a Roma e a Milano, le bombe. In Germania, gli incendi. Ogni paese ha i suoi orrori; vien da dire: gli orrori che si merita. No. Questo non è accettabile. L'equazione non tiene. Non è la stessa cosa. Le bombe di Roma e di Firenze restano misteriose, non si sa se attribuirle alla mafia, a schegge impazzite dei servizi deviati o ad una generica ripresa della strategia della tensione. Gli incendi tedeschi sono un'altra cosa. Non c'è in essi nulla di misterioso. Sono attacchi criminali fir5 mati. Scritta sulla sabbia, come le scritte di Gesù di cui parlava il Vangelo, i naziskin hanno lasciato la loro firma, una croce uncinata. Ora, si dirà, come aveva già scritto il «Corriere della Sera» il 21 maggio 1993, «non è tutta colpa dei naziskin». E chi mai lo penserebbe? Ho speso un intero capitolo del mio libro, La tentazione dell'oblio (Laterza), che il superficiale recensore del «Corriere della Sera» ha recensito senza averlo letto, per mostrare con un grado sufficiente di plausibilità che forse, dietro l'apparente casualità, nelle imprese dei naziskin c'è un piano, si cela un progetto. Il mio recensore, Franco Ferraresi, per precostituirsi un alibi, cita poche frasi fuori contesto, fa pensare a quegli incalliti mafiosi che hanno sempre un certificato anti-mafia pronto per ogni evenienza, il che non dovrebbe stupire oltre misura, tenuto conto che viviamo in una situazione culturale in cui non si danno più capi-scuola, ma capi-mafia, più portati a scambiare cattedre che idee. Le due bambine turche bruciate vive a Solingen erano nate in Germania, frequentavano le scuole tedesche, conoscevano e parlavano la lingua tedesca assai meglio di quella turca. Ma non erano considerate cittadine tedesche. Lo jus sanguinis, il diritto di sangue, lo impediva. Il primo ministro Kohl promette di perseguire i responsabili del delitto. Ma la reazione dell'opinione

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