Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

{)!LBIANCO "-'L.ILROSSO Mi iii IA11 superamento delle zone d'ombra, delle frizioni critiche, o delle vere e proprie collusioni con un sentimento ed una sensibilità della base del Partito e dell'opinione pubblica. Si è mostrato così da parte di molti, che si può rendere un servizio al Partito con la presenza, con l'evidenza, con l'opera visibile. Ma lo si può rendere talvolta anche con larinuncia, con l'umiltà, con l'operosità discreta. Sento di dire queste cose con il tatto che richiede una vicenda che ha risvolti giudiziari, ma anche risvolti di civiltà giuridica e democratica da difendere sempre. Care compagne e cari compagni, nella storia si possono trovare le ragioni della propria continuità. Ma nella politica risiedono soprattutto le ragioni che possono convalidare la nostra ostinazione a resistere a tutto. Perciò abbiamo parlato principalmente di politica. Alla fine di ogni discorso la questione centrale è la capacità di stare insieme. Stare insieme comporta la paziente ricerca degli strumenti, dei metodi e delle regole, delle forme nuove per questa nuova fase. La modifica istituzionale, la modifica dei sistemi elettorali impongono di per sé un grande processo di trasformazione dei partiti. È finito per sempre il Partito degli apparati, ancorché leggeri. Il Partito socialista deve essere innanzitutto, uno strumento attraverso il quale i cittadini si associano liberamente per concorrere con metodo democratico alla formazione degli orientamenti politici del Paese. Guardiamo a ciò che accade. È già in corso un processo spontaneo di auto-organizzazione di settori, di segmenti, e di interessi della società civile. È un processo da favorire. Esso è espressione di libertà, di responsabilità, di attenzione ai diritti individuali e collettivi dei cittadini. Ma non essere totalizzanti, non pretendere la rappresenza esclusiva non vuol dire non esistere. Rinunciare a dare continuità anche organizzativa alla secolare esperienza dei socialisti, dei riformisti italiani. Penso che dobbiamo convocare per il prassi42 mo autunno un congresso che faccia nascere il nuovo Partito. Il Partito che ne scaturirà è quello della «terza fase» della autonomia socialista: non potrà essere una riproposizione, seppure emendata dai vizi più mascroscopici della struttura tradizionale. Penso ad un'assise programmatica da iniziare prima della pausa estiva per preparare i meccanismi congressuali nuovi. Anche l'assemblea constituente deve avere caratteri nuovi che comincino a prefigurare le regole nuove di vita interna. Ho già detto che occorre far morire il partito degli apparati costosi, delle sedi faraoniche e dei tesseramenti gonfiati. Lanceremo da subito una grande campagna per raccogliere fondi: li useremo per guarire le nostre ferite. Un partito a struttura leggera che valorizza gli eletti dal popolo, gli amministratori, le rappresentanze di interessi materiali. Penso ai sindacalisti, ai cooperatori, ai rappresentanti delle categorie professionali autonome. Penso al ruolo delle donne e al peso che esse devono accrescere nella vita del Partito. Penso alle associazioni del volontariato, alle forme di organizzazione che si sono date i portatori di handicap. Penso a circoli, ai club, quelli che ci sono e quelli che nasceranno. Per alimentare la ricerca socialista e per tornare a parlare con i cittadini una lingua che capiscono ed apprezzano. Questo è quanto onestamente potevo proporvi e trasmettervi. Lo sapete tutti che la domanda che si sono fatta in tanti è: ma chi glielo fa fare? Io non ho tante risposte da offrire. Solo una: ho avuto paura di fornire una risposta vile a 48 anni trascorsi tra sentimenti socialisti, intensi e profondi. Se il partito deciderà di eleggermi, ho ragione di domandarmi quanto e quali speranze vengono risposte o negate con il voto. Nessuno di voi ignora le difficoltà del compito che assegnate al segretario che eleggerete stasera. Nessuna di esse mi farà tornare indietro dai propositi espressi e dagli impegni che assumerei. Ognuno sappia essere all'altezza delle responsabilità che rimangono, forse ultime e definitive, su ognuno di noi.

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