Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

,PJL BIANCO lXILROSSO Mi i liii I i il lo scontro più alto e nobile della nostra vita. Ma non ho nemmeno voglia di proporre questa scelta come una sorta di omaggio al sacrario delle nostre idee. Non chiudiamo gli occhi di fronte alle novità: si sta svolgendo forse, alla nostra sinistra, l'ultima fase di un duello destinato a pesare molto, anche nelle nostre scelte. E le nostre scelte possono influenzare l'esito di quel duello. Ingrao è uscito dal Pds e questo fatto può avere uno sbocco naturale, fisiologico: la ricomposizione dei vari tronconi della «vecchia sinistra» in una sorta di nuovo Partito comunista. Un partito che sceglie, quasi pregiudizialmente, l'opposizione parlamentare e l'antagonismo sociale. Dobbiamo sapere che questo spazio esiste, c'è nel nostro Paese. Ma dobbiamo convincere il gruppo dirigente del Pds che questa presenza non può essere ricondotta dentro alcuno schema di alleanze per il governo. Per ragioni programmatiche. Per ragioni politiche. Per ragioni riconducibili alla testarda e rispettabile opzione ideale. Il nostro compito è quello di spingere il pedale di questa contraddizione. Per farlo c'è bisogno di dialogo unitario, di confronto aperto e non settario. C'è bisogno soprattutto di allargare l'area dei soggetti politici che possono interloquire in questa battaglia. Una grande forza riformista non ragiona in politichese. Parte dalle cose, dai fatti, dalle condizioni reali. Il terreno che dobbiamo proporre alla riflessione di tutta la sinistra è impegnativo. Cosa succede in un Paese in cui il bisogno di «nuovo» e di «pulizia» si evolve in un grande processo di trasformazione, rivoluzione, cambiamento. Ma chi è il soggetto, chi sono i soggetti, di questo processo? Non intendiamo riproporre il vecchio e superato discorso dei soggetti sociali egemoni dei grandi processi di trasformazione. Ma in questo tumultuoso galoppo verso il cambiamento chi ha progettato il percorso? Chi costruisce lo sbocco? Chi organizza le alleanze politiche e sociali? Chi sono gli amici? Chi sono i nemici? Ecco un bel programma di lavoro, di ricerca, di lotta per un arco di forze molto grande. 39 Una forza come la nostra, ben piantata nella storia della sinistra italiana ed europea, deve sapere che non bastano le idee tradizionali che ci hanno fatto crescere. Per cercare di capire questi processi nuovi, le novità della storia degli uomini e delle donne in carne ed ossa, occorre mettere insieme idee, sentimenti, ragioni che vengono da molto lontano o da molto vicino, non tutte riconducibili allo schema di interpretazione della società con cui siamo cresciuti. Qui vedo, compagni, il valore provocatorio e propositivo di «EtaBeta». Se si trattasse di un cenacolo di studiosi più fantasioso di altri, potremmo considerare la cosa degna di interesse. Ma niente di più. Penso invece che quel progetto nasce dal bisogno che c'è di lavorare alla raccolta di idee, proposte, opzioni che non riusciamo ad esprimere completamente nelle forme tradizionali dei partiti. Per fare tutto c'è bisogno di due cose importanti tutte e due allo stesso modo: - 1) una grande e rispettata autonomia dalle forze politiche e dei filoni di pensiero cui appartengono coloro che aderiscono al progetto. Non vi può essere nessuna vocazione egemonica, né da parte nostra, né da parte di altri; - 2) la consapevolezza che so essere presente e ferma in Giuliano Amato, che nessun progetto nuovo può vivere se il soggetto riformista che può praticarlo non c'è più oppure è lontano. Vedete compagni: il percorso politico che propongo e quello di ricerca sono paralleli ed interdipendenti. Sono per natura ostinato e so che occorrerà mettere in campo tutta la forza e la pazienza per evitare che queste cose divengano materia di conflitto anziché terreno di confronto e di unità. So che gli esami non finisco mai per nessuno, anche se speravo che un percorso lungo 25 anni nel sindacato mi avesse posto al riparo almeno dalle domande più semplici. Cosa vuoi fare? Con chi vuoi dialogare? Quale è la tua collocazione politica? Quale è la tua direzione di marcia? Ho alle spalle una lunga storia di lotta per unire i riformisti nei posti di lavoro, nella vita associativa dei sindacati, nella politica. Non so quanti meriti possa accampare, ma permettetemi di rivendicare una dedizione a questa pratica ed

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