Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 41/42 - giu./lug. 1993

J}!L BIANCO ~ILROSSO kiiiidlit+i pubblico presuppone inevitabilmente un controllo centrale della spesa; ma nel rispetto di tale rigore si possono riconoscere ambiti maggiori di responsabilità alle singole amministrazioni centrali e decentrate. Il che permette di utilizzare al meglio il know how e le esperienze positive accumulate da alcune di queste. Valorizzare le responsabilità dei dirigenti e le esperienze migliori delle amministrazioni corrisponde allo spirito essenziale della riforma. Infatti puntare sulla contrattazione come ordinamento di disciplina del rapporto di lavoro, implica necessariamente valorizzare le responsabilità degli attori, sia della parte sindacale sia delle amministrazioni. Si tratta di una scommessa difficile; per vincerla occorrerà superare ambiguità e doppiezza di comportamenti che hanno finora troppo caratterizzato la gestione anche contrattuale del pubblico impiego. 3. Un requisito essenziale per procedere in questa direzione è dare attuazione ai principi generali del decreto 29/1993, a cominciare dalla piena responsabilizzazione della dirigenza e dalla separazione fra politica e gestione che ne è un presupposto. Anche qui i problemi applicativi sono complessi; per molte amministrazioni l'attuazione del principio di separazione fra politica e gestione richiederà adattamenti e specificazioni. Ma le difficoltà non possono ess~re l'alibi per rinviarne l'attuazione. Sarebbe grave che si ripetesse quanto si è già verificato, ad esempio nella legge 142/1990,ove il principio era chiaramente enunFrancesco Cangiullo Parole in libertà (Le coriste, particolare) ( 1915) 19 ciato eppure è rimasto per lo più lettera morta in attesa di regolamenti applicativi. 4. Il test decisivo del valore della riforma stà nella qualità della contrattazione collettiva. Le indicazioni della legge sono chiare. La contrattazione collettiva non è più com'era nella legge quadro del 1983 uno strumento di cogestione necessaria del rapporto di impiego legalmente garantita nelle materie ad esse riservate; è una contrattazione libera che può attuarsi nella generalità delle materie attinenti al rapporto di lavoro, ma che si attua solo in quanto sia utile a tutte e due le parti. Questo è un cambiamento di ottica fondamentale che deve essere pienamente interiorizzata sia dal sindacato sia dalla pubblica amministrazione, se si vuole che la contrattazione non irrigidisca come in passato la gestione del lavoro pubblico, ma la renda insieme più collaborativa e più efficiente. Il momento per applicare questa nuova logica è fra i più difficili, sia per la congiuntura economica sia per i ritardi e per gli errori che hanno caratterizzato largamente la gestione contrattuale del pubblico impiego nello scorso decennio. La scarsità delle risorse economiche da distribuire impone un cambio di qualità nella negoziazione. Se c'è poco spazio per una contrattazione acquisitiva l'utilità del metodo negoziale si deve dimostrare nella promozione di interessi comuni ai dipendenti ed alle amministrazioni, a cominciare dal miglioramento della qualità e del!'efficacia del servizio. Questo che avrebbe potuto essere un obiettivo di sempre, è ora reso cogente dai fatti. O si rie-

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